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Mensa scolastica, scoppia il caso politico a Barcellona

L’Amministrazione comunale ha reso nota ai sei Comprensivi l’esternalizzazione del servizio. L’autogestione degli istituti mette a rischio il lavoro dei numerosi precari storici. Melangela Scolaro rimarca: «Erano stati sempre garantiti, da un fornitore all’altro»

Il Comune di Barcellona, senza aver consultato le parti sociali e la stessa Commissione comunale prevista per vigilare sul funzionamento del servizio della Mensa scolastica centralizzata – creata nella prima metà degli anni 90 dall’allora Amministrazione del sindaco Francesco Speciale – ha deciso, d’intesa con i dirigenti scolastici dei sei istituti comprensivi di Barcellona, l’esternalizzazione del servizio di mensa per le scuole dell'obbligo.
Un’esternalizzazione che causerà, come primo effetto negativo, la perdita dei posti di lavoro per quei lavoratori eternamente precari che ogni anno, ad inizio delle lezioni, e fino alla conclusione delle stesse, lavorano nella mensa comunale centralizzata, che è ubicata nei locali non utilizzati della Stazione delle autolinee extraurbane. Chi come cuoco, altri come inservienti, e per la vigilanza nelle scuole durante la distribuzione e la consumazione dei pasti serviti dalla stesso personale precari, pagato per poche ore. A sollevare la questione della soppressione di fatto del servizio di mensa scolastica comunale è stata la consigliera comunale di Sud chiama Nord, Melangela Scolaro, la quale ha tempestivamente presentato una interrogazione rivolta al sindaco Pinuccio Calabrò, grazie alla quale si è scoperto che il Comune di Barcellona ha concordato – a seguito di una riunione tenutasi l'11 giugno scorso – con i dirigenti delle istituzioni scolastiche l’esternalizzazione del servizio di refezione relativamente all'anno scolastico 2024/2025, e più precisamente, il “servizio di mensa autogestita da parte delle scuole”.

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