Giuseppe Cuccì, direttore generale dell’Asp di Messina. Partiamo da una prima domanda molto semplice e chiara, e per favore non risponda in politichese come il comunicato che ha diramato sulla vicenda: com’è possibile, nell’anno sanitario 2024, che il pronto soccorso di un ospedale della provincia sia privo di “stecche” da ingessatura?
«Non capisco cosa lei intende per politichese, io penso che nel comunicato sia stato molto chiaro e abbia comunicato gli esiti delle attività ispettive, non credo di aver utilizzato una terminologia che possa avere in qualche modo disorientato i lettori del comunicato stesso. Per essere ancora più precisi è giusto che si sottolinei il fatto che i presidi monouso sono a disposizione dei pronto soccorsi qualora vengano richiesti».
Ma come è potuto succedere in concreto tutto questo?
«È potuto succedere perché è stata una scelta professionale da parte del medico che si trovava quella sera in turno al pronto soccorso, che ha deciso di operare in questo senso pur essendoci altri presidi, pur essendoci altre possibilità, poteva programmarsi il trasferimento breve al pronto soccorso di Milazzo per poter ottenere le prestazioni ortopediche, che lì sono h24».
Che materiale avevano tecnicamente a disposizione i sanitari del pronto soccorso di Patti in quel momento, non si è capito bene dalla sua nota se hanno adoperato del comune cartone da imballaggio oppure un “presidio sanitario” di cartone. Esistono “presidi sanitari” di cartone?
«I presidi presenti in pronto soccorso quella sera erano delle stecco-bende in numero sufficiente, mi riferiscono 4, oppure le garze adesive che sarebbero state allo stesso modo efficaci o, come ho già detto, poteva essere trasferito in pochi minuti all’ospedale di Milazzo e lì avrebbe ottenuto le prestazioni sanitarie più opportune. Esistono più che altro dei presidi monouso che sono di varie tipologie e impiegano diversi materiali».
Ha ricevuto pressioni politiche dopo il suo insediamento, c’è un’inchiesta in corso della Procura di Messina che parla di questo per altri suoi colleghi?
«Sinceramente, a questa domanda non dovrei rispondere a lei. Qualora io avessi avuto pressioni politiche indebite sarebbe stato mio preciso obbligo andare a riferire alle competenti autorità giudiziarie. Però c’è da dire che io dialogo con i rappresentanti di questo territorio, con le deputazioni nazionali, regionali, con i sindaci».
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