Alla fine l’ordinanza è arrivata nel pomeriggio di ieri. L’allerta era scattata domenica mattina e secondo l’Asp anche prima, ma solo ieri è arrivato il provvedimento con cui è stata vietata la balneazione nel tratto di mare che va dalla fontana di Paradiso sino al Trocadero, per dare dei riferimenti concreti ai bagnati che dovranno prendere le misure con questo clamoroso divieto.
Alla base dell’ordinanza che ha firmato il sindaco Federico Basile c’è lo sforamento dei parametri massimi di concentrazione di batteri fecali come gli enterococchi nelle acque. Il rilevamento è emerso dal Portale Acque del Ministero della Salute dove è stata segnalato il risultato delle analisi effettuate dall’Azienda sanitaria provinciale. Mensilmente lo specchio acqueo di Messina, come quello del resto d’Italia, viene monitorato per verificare che possa essere consentita la balneabilità. Senza alcun segnale preventivo, nel prelievo effettuato nel quadrante chiamato Contemplazione ma che in realtà va da Paradiso a Grotte, sono saltati fuori valori del doppio più alti rispetto a quelli consentiti, rispetto alla concentrazione di enterococchi (batterio la cui presenza è indice di contaminazione fecale). Il 23 luglio stata registrata la presenza di 400 cfu/100 ml di enterococchi con un limite tollerato di 200 di unità formanti colonie. Significativo, ma non oltre il limite, anche il dato su Escherichia coli: 159 cfu con un limite di 500.
Dopo quello di martedì 23 luglio, nel corso del resto della settimana, sono stati effettuati dall’Asp altri due prelievi ed entrambi hanno confermato il superamento dei limiti, anche se con dati solo leggermente più bassi.
Una conferma che toglie il dubbio di un qualsiasi errore o di un positivo temporaneo. E qui si apre il capitolo della gestione dell’emergenza. Il prelievo è avvenuto il 23, l’Asp riceve i risultati il 25 e, come riferitoci ieri, invia una comunicazione per posta elettronica certificata poco dopo le 13 di giovedì. Un messaggio inviato, dicono sempre dal Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Asp, al protocollo del Comune proprio per far scattare l’ordinanza di divieto di balneazione. Nel testo firmato dal sindaco, trova conferma l’invio della pec il 25, ma la comunicazione è stata registrata al protocollo generale del Comune solo ieri. Quattro giorni nei quali poteva essere emessa l’ordinanza ma che, per ragioni che sarebbe interessante capire, il sindaco non ha potuto firmare perché la mail è rimasta incastrata chissà dove.
Ieri, quando si è sparsa la notizia della pubblicazione dell’ordinanza (non c’è stata però alcuna comunicazione sul sito comunale stampa), le persone che erano in spiaggia e nei lidi della zona hanno fatto ritorno a casa. In attesa che vengano apposti dei cartelli, il passaparola, ha se non svuotato, ridotto le presenze su quei quasi due chilometri di spiaggia fra Paradiso e Grotte.
E adesso come si supera questo divieto temporaneo? Per prima cosa occorrerà trovare la fonte di inquinamento del mare. E tutti gli indizi portano alla presenze di uno sversamento di fogna lungo la costa. L’Amam ha battuto palmo a palmo la spiaggia e ieri ha effettuato una serie di prelievi nelle zone dove ci sono tracce di liquido che finisce in mare. Da uno di questi, in particolar modo, si solleva un forte odore di fogna che potrebbe essere un indizio. Una volta trovata la fonte dell’inquinamento, occorrerà sanare la situazione e poi chiamare in causa, nuovamente l’Asp, affinché possa effettuare nuovi prelievi per verificare se i dati sono tornati sotto i limiti. «Proseguiamo a cercare il punto di sversamento – dice l’assessore Francesco Caminiti –. E ci faremo aiutare dai dati di analisi che faremo fare dall’Amam per restringere il cerchio e arrivare al più presto alla soluzione».
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