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Il dolore di Messina per la morte di Giovanni Arigò, la processione della Vara sarà dedicata a lui

Per nove giorni ha lottato contro la morte, un’agonia finita ieri notte quando ancora non era spuntata l’alba. Non ce l’ha fatta Giovanni Arigò, 42 anni, rimasto gravemente ustionato nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio di famiglia nella collina del villaggio Santo. È morto nel centro grandi ustionati di Genova dove era arrivata la sera del 4 luglio scorso, trasferito da Messina, con un aereo militare organizzato dalla prefettura per mancanza di posti letto in tutto il centro- meridione. Nel rogo sono rimaste ustionate, ma in maniera meno grave, anche la madre e la sorella che erano state ricoverate al centro grandi ustionati di Palermo e al Policlinico di Messina.

Giovanni Arigò, invece, era stato trasferito a Genova dove era arrivato la sera stessa. Era in condizioni disperate, aveva ustioni nel 90 per cento del corpo e fratture che avevano ridotto al minimo le speranze. Nel centro di Villa Scassi diretto dal professore Giuseppe Perniciaro, Giovanni Arigò è rimasto in coma per quasi dieci giorni, costantemente monitorato dal personale medico. In questi giorni è stato sottoposto a trasfusioni e lavaggi del sangue, le sue condizioni seppur gravissime sono rimaste stabili, tanto che ad un certo punto si era pensato di poter programmare, per la prossima settimana, un intervento chirurgico.

Ma il quadro già molto serio si è aggravato ulteriormente negli ultimissimi giorni quando non rispondeva più alle terapie. Ieri notte il suo cuore ha cessato di battere. Intanto sono in corso le pratiche burocratiche dell’Asp di Genova per il rientro della salma che potrebbe tornare in città nei prossimi giorni. Bisognerà vedere anche eventuali decisioni da parte della magistratura. Sull’esplosione nella fabbrica di fuochi d’artificio, infatti, la procura ha aperto un’inchiesta. È stata subito posta sotto sequestro l’area dove si è verificato l’incidente e nel frattempo la Squadra mobile, che ha eseguito gli accertamenti, ha sentito diverse persone per ricostruire quanto accaduto nella “casamatta” della fabbrica di fuochi d’artificio dove Giovanni Arigò stava lavorando quella maledetta mattina.

L’esplosione si è verificata lo scorso 4 luglio intorno alle 12,30 nella “Arigò fireworks”, una storica azienda di fuochi d’artificio. Un boato fortissimo, sentito in gran parte del centro, aveva fin da subito preoccupato i residenti del villaggio Santo Bordonaro dove si erano precipitati i soccorritori. Arigò, come è stato ricostruito, stava lavorando in una delle strutture, in cima alla collina, che compongono la fabbrica che aveva ereditato dal padre.

L’azienda di Arigò è infatti un punto di riferimento per i fuochi pirotecnici siciliani e soprattutto messinesi. In particolare, in occasione della processione della Vara, il 15 agosto, molte volte era stato Arigò ad organizzare i fuochi d’artificio che concludono la festa. Per questo motivo quest’anno gli sarà dedicata la processione della Vara. «Giovanni ha vissuto con passione il suo lavoro ereditato dalla sua famiglia. Una passione che da 100 anni ha portato bellezza in ogni spettacolo pirotecnico nelle feste della nostra Messina» ha scritto sui social il sindaco Federico Basile che ha annunciato: «La processione della Vara 2024 in accordo con il gruppo storico della Vara e dei Giganti di Messina, sarà dedicata a Giovanni. Insieme a tutta la giunta comunale ci stringiamo al dolore della famiglia Arigò».

 

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