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Messina, ecco come cambia l’elenco espropri del Ponte: in totale 150 mila metri quadri eliminati. Tutti i nomi e le particelle

Un elenco che in prima battuta contava ben 1.526 pagine si è quasi dimezzato, e adesso di pagine ne ha 807. È il cosiddetto elenco delle ditte” (qui la versione aggiornata con tutti i nomi e le particelle interessate) interessate dagli espropri legati al Ponte sullo Stretto, dove per ditte, nel gergo dei lavori pubblici, si intendono tutti i soggetti coinvolti, dai privati cittadini alle amministrazioni pubbliche. Questo significa che gli espropri saranno quasi la metà di quelli inizialmente previsti? Non proprio, anzi, nella sostanza i “veri” espropri rappresentano una minima parte della trasformazione di quell’elenco.
Occorre, però, fare un passo indietro: perché è cambiato quell’elenco? Nella giornata di mercoledì la Stretto di Messina ha pubblicato l’avviso di “chiusura della fase di partecipazione degli interessati” al progetto definitivo, chiudendo la fase avviata il 3 aprile scorso con l’inizio del procedimento volto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità. Da quel momento erano scattati i 60 giorni di tempo per formulare osservazioni, un periodo in cui questa facoltà era stata “agevolata” dall’apertura di sportelli dedicati al pubblico sia a Messina che a Villa San Giovanni.

In due mesi allo sportello messinese allestito dalla Stretto di Messina al Palacultura sono state ricevute 503 persone, mentre nei locali della ex Pretura a Villa San Giovanni ne sono state ricevute 118. In molti casi si è trattato di una semplice richiesta di informazioni, altri si sono interfacciati con i tecnici della Stretto quasi per “sfogarsi” contro una decisione imposta, quella di espropriare la propria casa.

Ma ci sono stati anche cittadini e soggetti privati e pubblici che hanno presentato osservazioni tecniche, sia durante il confronto con i tecnici agli sportelli che direttamente con documentazioni inviate alla società.

E sono stati proprio questi ultimi passaggi ad aver generato le modifiche che da mercoledì pomeriggio sono consultabili sul sito web della Stretto di Messina, su quelli delle Regioni Sicilia e Calabria e all’albo pretorio dei comuni interessati. Modifiche che, per lo più, riguardano le aree presenti in elenco non tanto perché da espropriare in toto, ma in quanto “asservimento” per servizi, utili, cioè, alle varie arie di cantiere in modo indiretto, a volte solo potenzialmente.
«La fase della consultazione – spiega la società del Ponte, da noi interpellata –, unitamente alle osservazioni presentate, ha consentito a Stretto di Messina di ottimizzare le aree interessate dalle procedure, con conseguente riduzione dei soggetti coinvolti. In via principale sono state ridotte, in alcuni casi eliminate, le fasce di rispetto relative ai pubblici servizi, prevedendo la risoluzione dei medesimi, laddove possibile, senza interessare la proprietà privata». Tutto questo si è tradotto, appunto, in una «riduzione di circa 150.000 metri quadri di aree originariamente interessate esclusivamente per adeguare la fascia di rispetto necessaria alla gestione dei servizi interferiti».
Non solo: «A seguito di precise richieste dei privati, la società ha impegnato il contraente generale a ottimizzare le scelte progettuali, al fine di preservare taluni edifici che avrebbero dovuto essere demoliti per consentire l’installazione dei cantieri. Ciò ha comportato l’esclusione dalle previsioni progettuali della demolizione di circa 400 metri quadri di edifici su aree previste in occupazione temporanea». Non un numero enorme, considerata la mole generale di interventi, ma comunque una modifica. Non l’ultima.
«Dall’interlocuzione con le amministrazioni pubbliche – chiarisce ancora la Stretto di Messina –, talune scelte progettuali sono state riviste in accoglimento delle richieste di evitare la demolizione di circa 1200 metri quadri di fabbricati di particolare interesse. Non ultimo la rimodellazione delle aree in occupazione temporanea finalizzata alla realizzazione dei pozzi di aerazione in ambito urbano ha consentito di evitare l’interessamento di aree pertinenziali di edifici abitativi».

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