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Nuova confisca di beni per 65 mila euro a Giuseppe Treccarichi, “vicino” ai Barcellonesi

C’è tutta una storia strana dietro l’ennesima confisca di beni eseguita dai carabinieri del Ros per circa 65mila euro a carico del 60enne Giuseppe Antonino Treccarichi, ritenuto “vicino” al gruppo mafioso dei barcellonesi e condannato in via definitiva per l’operazione antimafia Gotha 4.
Una confisca decisa dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Messina presieduta dal giudice Domenico Armaleo su richiesta della Procura diretta da Antonio D’Amato, del gruppo di lavoro della Dda coordinato dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio.
La storia strana, che coinvolge anche il figlio di Treccarichi, Salvatore, tecnicamente nel provvedimento definito come “terzo interveniente”, è quella di una casa con deposito annesso a Cesarò appartenente ad una zia di famiglia finita all’asta, che poi venne ricomprata dal figlio tramite un prestito richiesto al suo datore di lavoro, con due assegni per un importo totale di 50mila euro. Almeno questa è la versione che lo stesso Salvatore Treccarichi ha fornito ai giudici sentito in udienza.
I giudici delle Misure di prevenzione però nel provvedimento di confisca spiegano di non credere a questa versione dei fatti («inattendibilità del suo narrato»), per due ordini di motivi. Come prima cosa i redditi del figlio di Treccarichi, impegnato nel movimento terra, analizzati anno dopo anno sono sempre stati molto modesti, e poi colui che avrebbe staccato gli assegni per 50mila euro, datore di lavoro proprio del figlio, è il soggetto che - è stato acclarato processualmente nella “Gotha 4” - fu sottoposto a estorsione proprio dal padre, Giuseppe Treccarichi.

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