Centododici arresti (85 destinatari della custodia cautelare in carcere e 27 della custodia agli arresti domiciliari, di cui 3 a cura del Nucleo Investigativo Regionale Sicilia della Polizia Penitenziaria): sono alcuni dei numeri della vastissima operazione di questa mattina a Messina. Soddisfatto Antonio D’Amato, il nuovo procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Messina: "Le indagini hanno svelato l’esistenza di plurime organizzazioni criminali operanti senza soluzioni di continuità per anni nella città di Messina e di Barcellona - ha detto - La novità è nella natura stabile dei gruppi messinesi con gli altri. Tre operazioni: a Messina delineati gli assetti di un gruppo criminale tra i più attivi della città. Un'associazione pericolosa perché dotata di valore aggiunto della disponibilità di armi. Strumenti di difesa, porte blindate, inferriate, per costruire veri e propri fortini per ritardare i tempi di perquisizione a sorpresa della polizia. A Barcellone due distinte indagini collegate tra loro. La prima con 28 persone arrestate, la seconda con 35".
Rosa Raffa, procuratote aggiunto, si è soffermata sull'operazione di Messina: "Ricostruite attività dall'estate 2021 all'estate 2023, con un'associazione che copriva da Villaggio Cep a Giostra. Entrambi i quartieri erano controllati. A Giostra c’erano i fortini, dove la sostanza veniva stoccata, custodita da vedette. I canali di rifornimento erano plurimi. Una struttura che si è qualificata per intraprendenza e spregiudicatezza. Spesso i corrieri erano donne e poi c'era l'attività di reinvestimento, con negozi di abbigliamento con denaro di spaccio".
Il procuratore aggiunto della DDA, Vito Di Giorgio, ha parlato della doppia operazione di Barcellona: "Il dato più rilevante è la conferma di un dato ormai acquisito. La droga è la principale attività illecita praticata nel barcellonese. Sino a quindici anni fa era bandita. Spaccio e consumo di droga, per espressa volontà dei capi. Molti omicidi maturati negli anni 80 a causa proprio dell'attività non autorizzate di spaccio. Il trend è cambiato, si registra una presenza sempre più massiccia di droga sotto due forme. Da un lato gruppi autonomi, soggetti che hanno cominciato a spacciare droga. Dal’altro la stessa organizzazione mafiosa barcellonese si è convertita allo spaccio di droga. Le operazioni hanno portato tanti soggetti in carcere, le estorsioni non garantivano più gli introiti del passato e ci si è resi conto che la droga poteva colmare gap e garantire sostentamento. Dato comune ad entrambe le indagini è l’ampio respiro internazionale delle due organizzazioni. Una canale riferimento stabile la Spagna, l’altra l’Olanda".
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