In tre settimane è successo di tutto. Dopo l’inaugurazione, l’apprezzamento unanime, in rapida successione, è arrivato l’ingiallimento del prato e ora anche il sequestro. Non è nato sotto una buona stella il Parco Aldo Moro, tanto bello quanto “ disgraziato”. Ieri alle 13 è scattato il sequestro dell’intera area dopo la scoperta di materiale che potrebbe contenere amianto per il quale sono necessarie verifiche che diranno quando l’area a verde, restituito alla città dopo 40 anni, potrà tornare disponibile.
Un sequestro, quello operato dalla Polizia municipale, su disposizione della Procura della Repubblica che ovviamente ha suscitato lo stupore di tanti messinesi per la clamorosa e inattesa disposizione ma anche preoccupati dopo le prime generiche notizie sui motivi della chiusura. Il Comune, in serata ha in qualche modo gettato acqua sul fuoco affidandosi alla magistratura e all’Arpa per tutti gli approfondimenti del caso.
Ma ricostruiamo quello che è accaduto. E per farlo dobbiamo andare non a ieri ma a mercoledì scorso, quando, a fronte di una segnalazione, era scattato un primo sequestro che faceva riferimento ad una porzione della scarpata che divide il Parco inaugurato il 23 maggio e di proprietà dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, con il viale Regina Margherita, nei pressi della via Palermo. Nei mesi precedenti quel declivio era stato scerbato per far presentare l’area in maniera decorosa. La pulizia, una volta tolta la decennale vegetazione, ha evidentemente portato alla luce anche dei rifiuti. Fra questi, ai piedi della scarpata, sono stati riscontrati porzioni di piccole dimensioni di materiale che potrebbe essere o contenere amianto. Non ce n’è la certezza e per questo l’Arpa ha effettuato, e qui veniamo alla giornata di ieri, dei prelievi per avviare delle analisi sui campioni rinvenuti e che sono sicuramente frutto dell’abbandono di chissà quanti anni fa. Mercoledì l’area è stata sequestrata ma essendo fuori dall’area di utilizzo del Parco ( la scarpata è ripidissima e irraggiungibile se non “assicurati” con mezzi adatti), è stato solo recintata e l’Aldo Moro è rimasto comunque fruibile.
Ma durante quell’operazione di campionatura del materiale rinvenuto nella scarpata, è stato fatto notare da qualcuno di coloro che stavano effettuando il sequestro che ci sarebbe potuto essere altro materiale riconducibile a cemento amianto. Il riferimento è stato all’area dove trovava alloggiamento il vecchio sismografo e che è al centro del parco e dei cerchi concentrici che sono uno degli elementi architettonici dell’allestimento dell’area. Su una copertura in cemento armato, spiccano otto sfiati di areazione alti qualche decina di centimetri e che, secondo una prima analisi visiva dei tecnici, potrebbero essere stati realizzati usando anche amianto, elemento molto comune nelle costruzioni di una quarantennio fa e oltre. Si tratta di strutture in parte danneggiate e quasi tutte senza copertura. Il danneggiamento, se fosse confermata la natura del materiale di costruzione, potrebbe portare, potenzialmente al rilascio di fibre nell’aria. Quest’area, va detto, è rimasta nella piena disponibilità dell’Ingv e non fa parte, come la scarpata della convenzione trentennale con il Comune per il diritto d’utilizzo. Poco dopo l’apertura del Parco, è stato posto un cartello proprio attorno all’area di copertura del sismografo sotterraneo che vietava l’ingresso ai fruitori del Parco.
E adesso cosa succederà? I campionamenti effettuati ieri saranno vagliati dall’Arpa, probabilmente entro giovedì e a quel punto si saprà se si tratta di cemento amianto o di materiale non inquinante. Nel primo caso dovrà scattare una bonifica immediata per sanare quegli sfiati che, è vero che erano formalmente interdetti, ma non lo erano fisicamente. In più, si sa le fibre di amianto sono volatili e quindi quella fonte di inquinamento andrà immediatamente eliminata.
Nella serata di ieri l’amministrazione una volta conosciuti i dettagli del sequestro ha puntualizzato la propria posizione.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia