Messina, la morte di Michele Lanfranchi a Giostra: una tragedia avvenuta davanti all'amico e ai familiari. Effettuati esami Stub
Un solo colpo, partito all’improvviso, esploso forse accidentalmente. Non ha lasciato scampo a Michele Lanfranchi, 19 anni, messinese, che nella tarda serata di sabato è stato trovato senza vita, con una ferita al collo, riverso sul marciapiede di via Michelangelo Rizzo, una stradina che incrocia la via Palermo collegandola con il viale Giostra. Da qui sono cominciate le indagini degli investigatori della Squadra Mobile che per tutta la notte hanno sentito diversi testimoni per ricostruire quei tragici momenti e hanno effettuato i primi rilievi. Le indagini non tralasciano nessuna pista, anche se, con il passare delle ore, l’ipotesi che starebbe trovando maggiore consistenza sarebbe quella di una tragica fatalità. Sembra che il colpo sia partito accidentalmente mentre il giovane, che avrebbe compiuto 20 anni a luglio, armeggiava con una pistola, forse per mostrarla ad un amico. All’improvviso è stato esploso un proiettile che gli ha trafitto il collo. Secondo questa ipotesi, dunque, si sarebbe trattato di un tragico incidente, un gioco finito male. Una spiegazione che farebbe passare in secondo piano altre ipotesi come quella dell’omicidio. In realtà, gli investigatori al momento non scartano nessuna pista, le indagini coordinate dalla Procura di Messina diretta dal procuratore Antonio D’Amato, ruotano a 360 gradi battendo tutte le ipotesi e compiendo accertamenti in ogni direzione. Oltre ad aver sentito diverse persone che hanno raccontato la loro versione dei fatti, gli investigatori della Squadra mobile avrebbero anche effettuato anche alcuni esami Stub, un tampone che serve a verificare l’eventuale presenza di polvere da sparo. Gli investigatori stanno anche ricostruendo come il giovane avesse trascorso la serata e i suoi spostamenti. Si indaga sulla pistola che sarebbe stata ritrovata vicino al corpo di Michele Lanfranchi, si tratterebbe di una calibro 7,65 e sarebbe stato trovato anche un bossolo. Sono tutti elementi sui quali si intende andare a fondo per chiarire ogni aspetto della vicenda. Uno dopo l’altro, con il passare delle ore, gli investigatori hanno messo a posto nuovi tasselli di un mosaico complesso per ricostruire le varie fasi che hanno trasformato un tranquillo sabato sera in una tragedia. A partire dal luogo dove il giovane è stato raggiunto dal colpo di pistola. Dalle prime testimonianze sarebbe emerso che Michele Lanfranchi sabato sera si era recato in casa di un amico dove, durante la serata, avrebbe mostrato una pistola che egli avrebbe raccontato di essersi procurato da circa una settimana. Mentre maneggiava la pistola, sarebbe partito improvvisamente il colpo che lo ha centrato all’altezza del collo facendolo accasciare in un lago di sangue. Una tragedia avvenuta davanti all’amico e ai suoi familiari, che in quel momento si trovavano in casa e che lo hanno soccorso. A quel punto sarebbe stato portato fuori a braccia adagiandolo sul marciapiede in attesa dell’intervento di un’ambulanza ma, quando i soccorritori sono arrivati in via Michelangelo Rizzo, per il giovane era ormai troppo tardi, i tentativi di rianimarlo sono stati inutili. La salma, su disposizione del magistrato di turno, la sostituta procuratrice Liliana Todaro, è stata sequestrata, altri elementi su quanto accaduto potranno arrivare dall’autopsia e dagli esami balistici. A quanto pare nessun aiuto alle indagini potrebbe arrivare dalle telecamere di videosorveglianza perché in quella stradina e nelle vicinanze non sarebbero presenti.