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Messina, dal prezzo pagato alla tempistica: tutti i dubbi sul Palagiustizia bis

Il Comune ha pagato il giusto prezzo per i due palazzi che dovranno ospitare il Palagiustizia bis? E i tempi previsti per la consegna degli edifici rimessi a nuovo e, quindi, utilizzabili, verranno rispettati? Due domande la cui risposta è tutt'altro che scontata, visto che l'atto di compravendita risale a poco meno di nove mesi fa e i cantieri non sono stati avviati. Domande che vengono poste all'amministrazione Basile dal consigliere comunale del Pd Alessandro Russo. Una corposa interrogazione, che ripercorre le tappe salienti dell'acquisto dei due edifici e, soprattutto, della stima del loro costo.
Il 2 agosto di un anno fa il consiglio comunale approva la delibera che autorizza l’acquisto di due edifici di pregio di via Garibaldi: la sede dell’ex Banca di Roma e il palazzo che ospitava la ex Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele. Cinque giorni dopo la Giunta procede alla sottoscrizione del contratto di acquisto dei due immobili, per un complessivo costo di 16,2 milioni di euro, da versare, anche tramite l'accensione di mutui, alle società venditrici dei due palazzi stessi: la “Unire 100 srl” per la ex Banca di Roma e la “Unire 54 Spa” per la ex Cassa di Risparmio (amministratore unico delle due società è un imprenditore messinese, Massimo Fiore). A quel punto il dirigente ai Servizi tributari del Comune firma una determina (siamo già a novembre) che stanzia poco meno di 9,5 milioni di euro per il pagamento dell'acconto.

Al centro dei dubbi del consigliere del Pd c'è, però, proprio il prezzo d'acquisto. Prezzo che viene ritenuto congruo, dal Comune, sulla base di una lunga relazione di 250 pagine firmata dall'architetto Giovanni Rizzo, su incarico della Patrimonio Spa. Un parere di congruità, reso a metà luglio 2023, per coprire una “mancanza”: nel novembre 2022, infatti, quel parere era stato richiesto all'Agenzia delle Entrate, ma non è mai arrivato. I due palazzi erano stati acquistati dalle due società di Fiore alla fine del 2020, pagando alla Unicredit Spa rispettivamente 3,2 milioni per l’ex Cassa di Risparmio e 600 mila euro per l'ex Banca di Roma.

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