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Messina e l'inchiesta sul centro Nemo, le difese: "Si occupavano di pazienti e sofferenze, non di convenzioni"

Gli interrogatori dal gip per l’inchiesta sui rapporti tra il Policinico di Messina e il centro Nemo Sud per la riabilitazione neurologica

Sono durati fino alle due del pomeriggio inoltrate a Palazzo di giustizia gli interrogatori di cinque dei nove indagati dell’inchiesta della Procura di Messina sui rapporti tra il Policlinico e il centro clinico di riabilitazione neurologica Nemo Sud, che è sfociata nella giornata di martedì scorso in una serie di sequestri di beni per complessivi 11 milioni di euro e ha coinvolto tra gli altri anche l’assessora regionale alla Salute Giovanna Volo, che per un periodo fu direttrice sanitaria del Policlinico “G. Martino”.
Ad essere ascoltati Alberto Fontana, ex presidente della Fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina), Giuseppe Laganga Senzio, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese, Mario Giovanni Melazzini, anche lui ex presidente della Fondazione Aurora onlus, Marco Restuccia, ex direttore generale del Policlinico, e il prof. Giuseppe Vita, ex medico dirigente dell’Unità operativa di Neurologia del Policlinico e direttore per un periodo del centro clinico Nemo Sud. Solo Laganga s’è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre tutti gli altri hanno risposto, e a lungo, alle domande della gip Claudia Misale e del pm Piero Vinci. Le posizioni dei vari indagati sono differenti. Per Fontana, Laganga, Vita e Melazzini la gip ha già irrogato in sede di ordinanza cautelare la misura interdittiva della sospensione per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione e del divieto temporaneo di esercitare l’impresa in ambito sanitario, mentre per Restuccia sempre in sede di misura cautelare si è riservata all’esito dell’interrogatorio, quello che si è svolto ieri, e farà conoscere la sua decisione tra qualche giorno.

Al centro di questa inchiesta della Procura di Messina retta da Antonio D’Amato c’è la convenzione tra l’ospedale peloritano e il Nemo Sud, che secondo quanto è stato ricostruito dai carabinieri per l’indagine gestita dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dall’allora sostituta della Dda Rosanna Casabona, era “fuorilegge” sin dalla sua sottoscrizione, avvenuta nel 2012. Perché la struttura privata mancava di autorizzazione e accreditamento dal punto di vista delle norme sanitarie in vigore in Sicilia in quel momento storico.

La sequenza degli interrogatori nell’aula Nastasi. Il primo ad essere sentito, intorno alle 10, è stato Laganga, che era accompagnato dall’avvocato Nino Favazzo, il quale lo assiste insieme al collega di Catania Carmelo Peluso. Tutto è durato poco, il tempo di avvalersi della facoltà di non rispondere. Al termine il legale ci ha rilasciato questa dichiarazione: «L’esigenza avvertita dal nostro assistito di chiarire, prima possibile, la propria posizione, così contribuendo a ricostruire i diversi passaggi di una vicenda amministrativa assolutamente cristallina, ha dovuto fare i conti con la enorme mole di documenti acquisiti dagli inquirenti nel corso delle lunghe indagini preliminari. Per questa ragione ed in attesa di capire quali siano e su cosa poggino le criticità fin qui riscontrate, si è preferito avvalersi, allo stato, della facoltà di non rispondere, rinviando per ogni chiarimento, ad un prossimo interrogatorio che non si tarderà di richiedere ai pubblici ministeri titolari delle indagini».

Subito dopo, erano le 10.30 circa, è entrato in aula Melazzini, che nei giorni scorsi si è autosospeso dalla carica di direttore sanitario dell’ospedale Niguarda di Milano che attualmente ricopre. Era accompagnato dall’avvocato Salvatore Stivala di Milano.
Poi è stata la volta di Fontana, da Milano in collegamento video, che ha parlato a lungo, dalle 11.30 circa quasi fino alle 13, in aula da Messsna c’era ad assisterlo l’avvocato Bonni Candido. Quindi è stato sentito il prof. Vita, difeso sempre dall’avvocato Candido, anche lui ha risposto, quasi fino alle 14.

E anche in questo caso il loro difensore, l’avvocato Candido, ha rilasciato una lunga dichiarazione. Eccola: «Entrambi i miei assistiti hanno risposto in maniera puntuale a tutte le domande e sollecitazioni del Gip e del Pm. Si sono poi soffermati su ogni aspetto delle accuse da cui sono stati attinti producendo documentazione che dimostra in modo inoppugnabile che gli stessi non hanno tenuto condotte meno che lecite e che sono, quindi, esenti da qualsiasi responsabilità. In merito alle criticità della convenzione è emerso in modo chiaro che l’iter amministrativo è stato curato dalla Regione di concerto con il Policlinico. La Regione ha quindi autorizzato la stipula della convenzione ed ha poi effettuato ispezioni varie all’esito delle quali non ha mai rilevato nulla di irregolarità.

Assessori, funzionari regionali, responsabili del Policlinico e dell’Università hanno concertato, predisposto, autorizzato e monitorato la convenzione, le sue proroghe e la sua esecuzione… di cosa avrebbero dovuto preoccuparsi un neurologo ed i rappresentanti del Nemo che si occupavano solo di pazienti e sofferenze?

È stato anche dimostrato: 1) che il prof. Vita fu autorizzato con regolare delibera del Policlinico ad assumere l’incarico (durato solo 9 mesi) di responsabile sanitario del Centro Nemo; 2) che Policlinico ed Università avevano loro rappresentanti nel Cda che non hanno mai rilevato nulla di irregolare; 3) che il Policlinico aveva distaccato presso Nemo proprio personale (remunerato) che si occupava della rendicontazione; 4) che il dott. Fontana ha semplicemente sottoscritto la proroga di una convenzione che prima di lui altri avevano già stipulato nel 2012 e prorogato nel 2015; 6) che mai Nemo ha emesso una fattura se prima il Policlinico non accertava la sussistenza delle condizioni per liquidarla.

In conseguenza delle odierne dichiarazioni - ha concluso il legale -, l’Ufficio di Procura dovrà rivedere questa vicenda sotto una diversa luce ed anche valutare l’operato di ben altri protagonisti. Nei prossimi giorni - in attesa della decisione del Gip sulla richiesta di revoca della misura a carico del prof. Vita -, valuterò le ulteriori azioni da porre in essere a difesa dei miei clienti, della cui totale innocenza sono più che convinto».

Ieri ha poi chiuso il cerchio Restuccia, che era accompagnato dagli avvocati Carmelo Vinci e Arturo Merlo. Anche lui ha risposto alle domande e depositato documenti. «Il dott. Restuccia - questa la breve dichiarazione dell’avvocato Vinci -, ha risposto ad ogni domanda del Pm, del Gip e dei difensori. Ha prodotto ampia documentazione in relazione alle sue dichiarazioni. Il dott. Restuccia si dichiara fiducioso nel lavoro della magistratura».

Martedì scorso i carabinieri hanno notificato misure cautelari siglate dalla gip Claudia Misale a nove indagati con l’ipotesi di reato a vario titolo di peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, e una serie di sequestri di beni. Si tratta di Alberto Fontana, ex presidente della Fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina), Giuseppe Laganga Senzio, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese, Mario Giovanni Melazzini, anche lui ex presidente della Fondazione Aurora onlus, Giuseppe Pecoraro, ex commissario straordinario del Policlinico, Paolina Reitano, ex direttrice sanitaria del Policlinico, Marco Restuccia, ex direttore generale del Policlinico, Giuseppe Vita, ex medico dirigente dell’Unità operativa di Neurologia del Policlinico e direttore del centro clinico Nemo Sud, dell’attuale assessora regionale alla Sanità Giovanna Volo, e infine di Michele Vullo, ex direttore amministrativo del Policlinico.

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