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Corruzione e mafia a Barcellona: assolto anche in appello l’ex pm Olindo Canali

Ad accusare Canali era l’ex boss barcellonese, oggi pentito, Carmelo D’Amico, coimputato nel procedimento.

Olindo Canali

Assoluzione del primo grado confermata. Cadono anche in appello, a Reggio Calabria, le accuse per il magistrato Olindo Canali, per lungo tempo pm a Barcellona Pozzo di Gotto e fulcro di tante indagini antimafia, poi giudice a Milano. S’ipotizzava la corruzione in atti giudiziari con l’aggravante di aver agevolato la mafia barcellonese in cambio di denaro.

Ma così come avvenne in primo grado nel novembre del 2022, ieri pomeriggio la Corte d’appello di Reggio Calabria presieduta dal giudice Pietro Scuteri ha deciso di assolverlo confermando il verdetto precedente. Lo stessa accusa aveva chiesto l’assoluzione al processo d’appello. Ad accusare Canali era l’ex boss barcellonese, oggi pentito, Carmelo D’Amico, coimputato nel procedimento. Anche lui ieri pomeriggio è stato assolto in appello così come era avvenuto in primo grado. D’Amico nel 2016 si autoaccusò d’essere il corruttore. E disse di aver pagato due magistrati per far aggiustare un suo processo, in cui rischiava l’ergastolo. Dalle carte secondo l’accusa emergeva anche il concorso nel reato come intermediario, e il «rapporto di assidua frequentazione» che Canali aveva con il medico Salvatore Rugolo, figlio di don “Ciccino” Rugolo, vecchio capomafia barcellonese, e cognato del boss - per lungo tempo capo della “famiglia” barcellonese - Giuseppe Gullotti, che sposò sua sorella Venera. La prima ipotesi di corruzione in atti giudiziari - tra il 1997 e il 14 aprile 2000 -, riguardava l’attività che Canali svolse in relazione al primo processo per il triplice omicidio Geraci-Raimondo-Martino del 4 settembre 1993. Un caso in cui lavorò come “applicato” alla Procura di Messina. L’altro caso di corruzione in atti giudiziari contestato - tra il 2008 e il 2009 -, in concorso con Rugolo, D’Amico, e il boss Gullotti (era coinvolto anche lui come imputato, ha scelto la strada del processo ordinario e non l’abbreviato, n.d.r.), vedeva al centro il maxiprocesso “Mare Nostrum” e l’indagine per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano.

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