Corruzione, turbativa d’asta, falso, truffa e inquinamento ambientale. Sono queste le ipotesi di reato che la nuova inchiesta della Procura di Messina retta da Antonio D’Amato ha focalizzato per la gestione del Consorzio Rete Fognante di Taormina, l’ente che si occupa dell’impianto fognario nella zona ionica. Per una serie di vicende gestionali pregresse del CRF i finanzieri di Messina e i poliziotti di Taormina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Messina nei confronti di quattro persone: una misura interdittiva della sospensione dalle funzioni, articolata in maniera diversa a seconda del ruolo ricoperto.
Il gip ha disposto la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un ex dirigente del Consorzio Rete Fognante di Taormina, Giuseppe Caudullo, e poi il divieto temporaneo per due imprenditori della provincia di Messina, il taorminese Angelo Oliveri e il giardinese Sebastiano “Nellino” Sgroi, e un professionista, l’ingegnere taorminese Oscar Alberto Aymà, già dirigente dell’Ente, di contrarre con la Pubblica amministrazione.
Ma complessivamente gli indagati di questa inchiesta, compresi i primi quattro per cui è stata decisa la sospensione, sono tredici. Ci sono anche l’ex sindaco di Taormina Mauro Passalacqua, ovviamente nella sua posizione amministrativa, l’imprenditrice taorminese Patrizia Savio, che tra l’altro è la rappresentante legale della ditta “Echo Beach”, l’imprenditore taorminese Francesco Cipolla, e poi Antonio Culoso (Castelmola), Orazio Luigi De Maria (Giardini Naxos), Fabio Maccarrone (di Piedimonte Etneo), Veronica Spoto (Gaggi), Giuseppe Sterrantino (di Calatabiano, residente a Fiumefreddo), e Giovanni Taliò (Taormina). Nei confronti di tutti questi indagati il gip non ha comunque ritenuto di adottare alcuna misura restrittiva.
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