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Patti, l'ospedale "Barone-Romeo" è in coma: serve una terapia d'urto

Meno servizi e ricoveri in calo in una struttura fondamentale

Il dimezzamento dei ricoveri, la mancanza di un ambulatorio oncologico, l’endemica carenza di personale medico e infermieristico, l’utilizzo a mezzo servizio della risonanza magnetica.
Sono solo alcune delle questioni poste sul tavolo delle istituzioni sanitarie provinciali e delle rappresentanze politiche locali da Nunzio Saturno e Placido Salvo, rispettivamente presidente e segretario della sede pattese del Movimento Cristiano Lavoratori.
I due esponenti del “Mcl” hanno organizzato un incontro con i sindaci del distretto sociosanitario D30 (presente anche padre Bettini in rappresentanza del vescovo monsignor Giombanco) per discutere degli atavici problemi che, ormai da diversi anni, attanagliano l’ospedale “Barone Romeo” con l’intento di accendere i riflettori su quella che gli stessi responsabili del movimento definiscono «l’emergenza sanitaria dei Nebrodi».
Al centro del dibattito la legittima aspirazione a richiedere per l’ospedale di Patti la classificazione a Dea di I livello. Aspirazione a cui, tuttavia, farebbero da contraltare le tante criticità registrate nei diversi reparti di un nosocomio che, negli ultimi anni, avrebbe subìto una drastica flessione dei ricoveri, passati in pochi anni da circa 11.000 ad appena 6.000.
«Le ragioni – spiegano Saturno e Salvo – vanno ricercate principalmente nell’endemica carenza di personale medico». All’Unità operativa di Pronto soccorso, per esempio, i medici in servizio sarebbero 9 rispetto ai 15 indicati dalla rete ospedaliera, mentre in Radiologia sarebbero operativi solo 8 medici sui 14 previsti nella dotazione organica.

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