Si chiude con cinque condanne e quattro assoluzioni, più un “non doversi procedere” per mancanza di querela, il procedimento dei riti ordinari sui furti d’auto e motorino con “riscatto” al rione Giostra, i cosiddetti “cavalli di ritorno”, che nel luglio del 2022 portò a dodici misure cautelari, in esecuzione dell’ordinanza di custodia emessa dal gip Maria Militello.
Ieri la sentenza della prima sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Francesco Torre e composta dalle colleghe Concetta Maccarrone e Rosa Aliberto.
Si trattava complessivamente di dieci imputati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al furto - i quattro indagati ritenuti maggiormente responsabili -, e poi di ricettazione, riciclaggio e estorsione.
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Giuseppe Adornato erano in origine 17 gli imputati comparsi davanti al gup, mentre ieri al processo erano coinvolti: Francesco Bucalo, Massimiliano Santapaola, Nicola Ieni, Giuseppe Astuto, Giuseppe Previti, Marcello Nunnari, Pippo Molonia, Giovanni Cantarella, Natale Schifilliti, e Kevin Arena. Sono stati assistiti dagli avvocati Luigi Gangemi, Salvatore Silvestro, Gianmarco Silvestro, Antonio Amata, Antonello Scordo e Giovanni Mannuccia.
La sentenza. Cinque le condanne: Francesco Bucalo, 2 anni e 8 mesi più 700 euro di multa; Massimiliano Santapaola, 2 anni e 6 mesi più 600 euro di multa; Nicola Ieni, 2 anni e 6 mesi più 600 euro di multa; Giuseppe Astuto, 3 anni e 1000 euro di multa; Giuseppe Previti, 2 anni e 8 mesi più 700 euro di multa.
Quattro le assoluzioni totali, che hanno riguardato Nunnari, Molonia, Cantarella e Schifilliti con la formula “perché il fatto non sussiste”. Assoluzioni parziali hanno registrato invece Bucalo e Santapaola, con la formula “per non aver commesso il fatto”.
Infine per Kevin Arena i giudici hanno dichiarato il “non doversi procedere” per mancanza di querela.
Messina, i furti e i "cavalli di ritorno" a Giostra: decise 5 condanne I NOMI
Rubavano di notte auto e motorini e se il proprietario non pagava rivendevano i pezzi alle officine o sui siti web.
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