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Ponte sullo Stretto, la vice-ministra Gava: «Non c’è stata alcuna bocciatura»

Intervista con la viceministra all’Ambiente Vannia Gava, che ha la delega alla Commissione Via-Vas

Il sottosegretario al Mite, Vannia Gava, nel corso di una conferenza stampa della Lega a Roma, 13 dicembre 2021.ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Friulana di Sacile, in provincia di Pordenone, iscritta alla Lega di Umberto Bossi dal 1994, la 49enne Vannia Gava è la viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, con delega specifica alla Commissione Via-Vas e alle questioni legate alle Valutazioni d’impatto ambientale.
Cominciamo da un chiarimento, on. Gava: quale è il ruolo della Commissione Via-Vas e da chi è composta?
«Si tratta di un organismo composto da esperti in materie giuridico-ambientali ed economiche assolutamente competenti in materia, che hanno il compito di sovrintendere, approfondire e analizzare tutti gli aspetti relativi ad opere di rilevanza strategica per il Paese e di minori dimensioni».
Veniamo subito alle 239 osservazioni riguardanti il progetto del Ponte: sono state definite normali dal vicepremier Salvini e dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, mentre le opposizioni addirittura parlano di progetto affossato definitivamente. Dove sta la verità?
«Sono sinceramente stupita dal baccano creato. Qui si parla di normalissima amministrazione. È assolutamente naturale che la Commissione Via-Vas sollevi la necessità che vengano maggiormente chiariti ed esplicitati alcuni aspetti, a maggior ragione se lavoriamo sull’aggiornamento di un progetto esistente. Lo si fa per un pezzo di strada, figuriamoci per un’opera di questa imponenza che vale tredici miliardi e mezzo di euro».
E per i progetti di altre rilevantissime opere pubbliche nazionali come si è comportata la Commissione? Quanti rilievi e richieste di integrazione?
«Prendiamo, ad esempio, il “Tap”, cioè il Gasdotto Trans-Adriatico: furono richieste 17 pagine di integrazioni. Per il Terzo valico, il progetto del più lungo tunnel ferroviario in Italia, 16 pagine. Ma ci sono anche altri progetti conclusi, che hanno avuto richieste di integrazione per oltre 150 pagine. Direi che per il Ponte sullo Stretto il numero (42 pagine, 239 osservazioni) è assolutamente congruo. Anche perché vi sono due aspetti di cui tenere conto: uno di forma, l’altro di sostanza. Il primo riguarda il numero di richieste di integrazione che, a conti fatti, va suddiviso per due regioni, non dimentichiamolo, la Calabria e la Sicilia, perché quest’opera le riguarda entrambe. I siti sono due, quindi, molto banalmente, la cifra ne risulta raddoppiata. Il secondo, invece, riguarda il merito dei chiarimenti richiesti che, lo voglio dire con molta serenità, non intacca minimamente la fattibilità e la struttura dell’intervento. Si tratta, al contrario, di istanze di approfondimento normalissime nell’ambito di una procedura di completamento ed aggiornamento della Via-Vas così complessa».
Mediaticamente sembra che solo il progetto del Ponte sullo Stretto abbia un impatto devastante, su altre opere non c'è questo rumore di fondo ossessivo. Ve lo spiegate il perché?
«Al netto del “rumore”, si tratta di un’opera imponente che migliorerà il Paese. Noi andiamo avanti perché riteniamo possa apportare solo benefici in termini di connessioni, trasporti, occupazione e sviluppo».

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