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Omicidio sull'altare del cimitero a Barcellona, il colpo di scena è servito: chiesto il rinvio a giudizio del boss Giuseppe Gullotti

A Barcellona lo chiamano tristemente “l’omicidio del cimitero” quelli che si ricordano ancora l’ondata di sdegno e pietà che provocò in tutta la città quando si seppe.
Due poveri ragazzi legati e poi giustiziati davanti a quell’altare improvvisato tra le tombe, ormai immobili ed “esposti al pubblico” da Cosa nostra barcellonese per far passare un messaggio chiaro: chi “sgarra” deve pagare, chi “lavora” fuori dalla famiglia non può sopravvivere. Quelli che parlano bene direbbero che fu un “duplice omicidio efferato”. fu quello di Antonino Accetta e Giuseppe Pirri, trovati cadaveri nel cimitero di Barcellona Pozzo di Gotto il 21 gennaio del 1992. Una delle esecuzioni programmate dalla famiglia mafiosa barcellonese per continuare a perpetuare i canoni dell’oppressione.
Per questa esecuzione la novità da registrare è la richiesta di rinvio ai giudizio del boss Giuseppe Gullotti, dopo le nuove dichiarazioni dei pentiti. Il fatto nuovo rispetto alla sentenza assolutoria che fu emessa nel lontano 1998 a favore del boss, sono proprio le dichiarazioni del collaboratori Carmelo D’Amico e Salvatore Micale.
Secondo la Distrettuale antimafia di Messina costituiscono un buon motivo per riaprire il caso a carico di Gullotti. Ne sono certi il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e i sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Francesco Massara, che hanno chiesto alla gip Ornella Pastore di verificare le “nuove prove”. L’atto, a riprova che su questa tesi si vuole andare avanti, è poi firmato anche dal capo dell’ufficio, il procuratore di Messina Antonio D’Amato. L’udienza di trattazione è già fissata dalla gip Pastore, si terrà il 15 maggio prossimo

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