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«Pronto a incatenarmi a casa mia». Il primo giorno dello Sportello espropri al Palacultura: le voci dei cittadini dopo i confronti con i tecnici

La rabbia del signor Casella da Contesse: «I soldi? E che me ne faccio a 68 anni?» Un abitante di Serri va controcorrente: «Perdo il terreno, ma per un bene pubblico»

«Sono soddisfatta perché hanno risposto alle mie domande, ma non hanno minimamente diminuito le mie preoccupazioni, perché io lì non potrò abitare durante i lavori». Il primo appuntamento con lo sportello informativo della “Stretto di Messina” è quello della professoressa Marianna Giuffrida, che al Palacultura si presenta insieme ad un tecnico e sottopone i tecnici giunti da Roma a diverse domande.

Il suo caso è emblematico: una villetta dentro il complesso Cariddi, in via Circuito, a pochi passi dalla torre sicula del Ponte. «Per un quarto il complesso è in pieno cantiere e le villette saranno espropriate e demolite, per tre quarti invece resterà fuori dal cantiere. Di questi ultimi, due quarti sono oggetto di asservimento, l'ultimo quarto no». Un rebus. Il caso specifico della docente prevede un asservimento per pubblici servizi di una superficie di 33 metri quadri: «Hanno risposto alla mia domanda che era in cosa consiste l'asservimento per pubblici servizi. Sembrerebbe che si tratti soltanto di un passaggio di cavi, di tubi, di pozzetti e null'altro, ma ho fatto presenti alcune criticità che ci sono nel progetto, come l'esposizione alla via pubblica di tutte queste villette che attualmente sono protette da un cancello elettrico. Hanno anche detto che si potrebbe valutare la proposta che ha fatto il mio tecnico di rivedere questa perimetrazione, spostandola verso la zona di esproprio».

Di umore molto più nero, a confronto con i tecnici appena concluso, il signor Antonino Casella, il cui appartamento verrà espropriato e demolito con l'intera palazzina che verrà buttata giù a Contesse, in via Stagno, nel cuore del cantiere d'avvio della galleria ferroviaria. «Io mi incatenerò e voglio vedere chi mi butterà fuori, tredici anni dopo che ho comprato casa e devo pagare ancora sette anni di mutuo. Mi sembra un incubo. Anche se mi danno i soldi, a 68 anni cosa devo fare? Non mi hanno dato alternative, se approvano il progetto devo andare via. Non abbiamo parlato di soldi, né di tempistiche. Io voglio solo la mia casa».

E oggi saranno altri trenta circa i messinesi che potranno avere le risposte alle legittime domande e ai diversi dubbi che la procedura, appena avviata, suggerisce.
Non ha perso tempo invece una coppia di messinesi che vive a Margi e che rischia di vedere andare in fumo i sacrifici fatti 40 anni fa dalla famiglia del marito per realizzare una casa con terreno in una zona, allora, ben lontana dall’essere considerata un’area del cantiere del Ponte sullo Stretto. Quell’abitazione sorge proprio dove nascerà la torre da 400 metri e un gran parte del terreno è nella lista degli espropri. «Siamo qui per avere più certezze – dicono i due–. Abbiamo letto quello che è stato pubblicato in questi giorni, ma vogliamo avere piena coscienza. Per la casa non ci sarebbe nulla da fare, per il terreno ne resterebbe una porzione che però, ci hanno detto, se non ci interessasse potrebbe essere ugualmente acquisito. Abbiamo chiesto se stavolta il Ponte si farà davvero e ci hanno detto che loro sono solo tecnici e perciò occorrerà attendere tutti i nulla osta. La sensazione è che non vogliano avere “problemi” con gli abitanti e hanno fretta di chiudere. Questi incontri sembrano un sondaggio. Ci hanno anche invitato a far valutare la casa e il terreno per avere un nostro punto di partenza e poi se ci fosse una discrepanza del 5 o del 10% la soluzione si troverà».

Fra chi è in attesa di saperne di più c’è anche Maurizio. Il terreno di famiglia è a Papardo. «Sento molto il tema del Ponte, perché darà lavoro e sviluppo a questa terra. Mi spiace perdere quella terra ma sono contento che sia per un bene pubblico. Certo se fosse la casa mi spiacerebbe di più».
Rosmarì, invece, non ha potuto attendere oltre. «Non dormivo più da quando è uscita quella lista – dice dopo essere riuscita a farsi ricevere prima del suo appuntamento –. La loro chiarezza è stata come un tranquillante. Si tratta solo di un asservimento perché passerà un cavo interrato nel giardino delle case di Faro e Annunziata, perché la mia famiglia ha la fortuna di essere in entrambe le location».

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