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L'addio a Franco Providenti: ha segnato un pezzo di Storia messinese

Lo scorso 10 febbraio aveva compiuto 89 anni. A distanza di qualche settimana dall’irreparabile perdita dell’adorata consorte, Franca Piccione (sorella dell’ex presidente dell’Ars, Paolo), Franco Providenti si è spento ieri, a Roma. La salma sarà trasportata nella serata di oggi a Messina e domani verrà allestita la camera ardente a Palazzo Zanca, per volontà dell’Amministrazione e del Consiglio comunali. I funerali si celebreranno mercoledì.

La lotta ai clan e l’attentato

Ha segnato la Storia messinese degli ultimi decenni, da magistrato, da uomo impegnato nel volontariato e da sindaco della sua città, in un periodo breve (4 anni) ma intensissimo, tra il 1994 e il 1998. Franco Providenti fu il sostituto procuratore che sostenne la pubblica accusa nel Maxiprocesso di Messina, il primo celebrato in riva allo Stretto contro le organizzazioni mafiose, in particolare contro il clan di Giostra. Fino ad allora, Messina era considerata la “città babba” della Sicilia, quella in qualche modo immune dai condizionamenti di Cosa

Nostra palermitana e della mafia catanese. In realtà, proprio in quegli anni, Providenti portò alla luce una serie di intrecci e commistioni tra i vari clan della città, che sarebbero poi diventati eclatanti soprattutto durante la “guerra di mafia” degli anni Novanta. I mafiosi gli giurarono vendetta e una notte fecero saltare in aria il portone della sua abitazione in viale dei Tigli. Fortunatamente non ci furono conseguenze né per il magistrato né per la sua famiglia, ma quell’attentato dinamitardo confermò quanti interessi criminali Franco Providenti avesse scoperchiato nella sua azione di sostituto procuratore della Repubblica.

L’impegno sociale

Accanto alla carriera di giudice, unì sempre l’impegno sociale, in particolare da volontario del Tribunale dei diritti del Malato e da presidente della Lam, la Lega antidroga messinese. Poi, venne il 1994, l’anno della prima elezione diretta dei sindaci. Una parte della società civile gli chiese di “scendere in campo” e Providenti alla fine accettò, pur sapendo che sarebbe stata una sfida in teoria impari, visto che il ‘94 era anche l’anno del trionfo di Silvio Berlusconi e della sua “creatura”, il partito-azienda Forza Italia.

La prima elezione diretta

A capo di una coalizione che teneva insieme pezzi del Centrosinistra, del mondo cattolico e dell’associazionismo laico, Providenti riuscì ad andare al ballottaggio, spuntandola di poco sul terzo, forte, candidato, che era l’ex deputato e consigliere del Msi, poi del Pli, Giovanni Davoli. Le liste di Forza Italia e del Centrodestra ebbero la maggioranza assoluta ma nel secondo turno Providenti, a sorpresa, riuscì a battere il suo avversario, il prof. Angelo Carmona, che nel frattempo aveva stretto un accordo politico con lo stesso Davoli. Oggi quei protagonisti di quella stagione non ci sono più.

Il “laboratorio” politico

L’Amministrazione Providenti fu una sorta di “laboratorio” che, in parte, precedeva l’esperienza dell’Ulivo prodiano e, in parte, si configurava come un tentativo di essere fuori dalla logica dei partiti e degli schieramenti. Providenti, per la sua squadra, scelse persone impegnate nel sociale, come la sua vicesindaca, la compianta professoressa Enza Sofo, come il vulcanico Gaetano Giunta, l’ideatore della Fondazione di Comunità, e poi Franco Riggio alla Mobilità urbana, Luigi Beninati al Bilancio, Nicola Aricò all’Urbanistica. Facevano parte della squadra le professoresse Lina Panella e Lia Fava Guzzetta, Rita Todaro, il prof. Antonio Saitta, il consulente Gianfranco Moraci. Chiese al prof. Gaetano Silvestri, che sarebbe poi diventato presidente della Corte Costituzionale (oltre che rettore dell’Ateneo peloritano), di fargli da esperto. Mise un giovane rampante imprenditore, Gabriele Siracusano, alla guida dell’Azienda trasporti, poi in corso d’opera, chiamò come assessore ai Lavori pubblici anche Peppino Mangiapane, che fu decisivo per sbloccare l’iter degli svincoli di Giostra-Annunziata.

Tra Europa e Universiadi

Furono anni intensi, ricchi di azioni e di polemiche. Nel 1995 Messina celebrò, alla presenza dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, il quarantesimo anniversario della Conferenza di Messina del 1955 (e l’evento è ancora oggi ricordato nel salone delle Bandiere, che venne radicalmente ristrutturato con i fondi ottenuti grazie all’allora ministro messinese Antonio Martino, figlio del grande Gaetano). Alla Giunta Providenti si deve la sistemazione di alcune zone del centro, come piazza Immacolata di Marmo, alle spalle del Duomo. Sempre in quegli anni ci furono la visita del presidente della Repubblica Scalfaro e le Universiadi a Messina. La Giunta comunale progettò nuovi impianti sportivi e, utilizzando i fondi del cospicuo avanzo di amministrazione, rivitalizzò strade e piazze della città, organizzando anche due estati rimaste memorabili, quelle del 1995 e 1996.

Il ritorno del tram

Intercettando un finanziamento europeo, Providenti decise anche di far progettare e realizzare il ritorno del tram a Messina, dopo tanti decenni. Scelta controversa, ma frutto di una chiara visione strategica del trasporto pubblico. Non fu lui, poi, a gestire i cantieri, né la sua Amministrazione a procedere alla discutibile Variante che modificò il percorso della linea tranviaria (da via Garibaldi all’attuale sede, lungo la cortina del porto e la Passeggiata a mare), bensì il suo successore, Salvatore Leonardi, il candidato del Polo delle Libertà che lo sconfisse alle elezioni del 1998.Chiusa la parentesi amministrativa, Providenti aderì al Partito Popolare e, poi, venne chiamato dall’allora sindaco Francantonio Genovese a ricoprire l’incarico di presidente dell’Atm tra il 2006 e il 2007. Concluse la carriera in Magistratura come giudice della Corte di Cassazione.

Il suo sì al Ponte

Uomo del Centrosinistra, profondamente cattolico, Providenti ebbe il coraggio anche di assumere posizioni come quella espressa in un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud nel 2015: «Per liberare definitivamente la città vi è una sola soluzione: la costruzione del Ponte. Dopo tanti anni sprecati con ipotesi, progetti, battaglie civili, contro l'attraversamento della città, non ci resta che rendere all’ex direttore della Gazzetta Calarco l'onore per aver in tempi ormai lontani sostenuto la necessità del Ponte. Oggi è possibile tornare a quell’idea? Ritengo di sì, ma con una chiara campagna informativa sulla struttura, le finalità, i vantaggi e i condizionamenti».

---- Ai figli Salvatore e Giovanna,
ai nipoti e ai parenti, le condoglianze più sincere della Gazzetta del Sud

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