Ci sono diversi affermati professionisti messinesi che stanno facendo le ore piccole per studiare le migliaia di pagine del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. In particolar modo quelli più vicini al comitato Invece del Ponte stanno vivisezionando tavole, relazioni e calcoli per far emergere quelle che ritengono essere i punti deboli di una progettazione che per gran parte del suo sviluppo risale al 2011.
Sono stati l’economista Guido Signorino, l’ingegnere Sergio De Cola e l’avvocato Carmelo Briguglio a intervenire in un Salone delle Bandiere pieno, in particolare, di persone che sono nella lista degli espropri.
I dubbi tecnici
L’ex assessore ai lavori pubblici del sindaco Accorinti (anche lui presente) ha messo l’accento, in senso generale, sulla revisione “parziale” del progetto rispetto alla versione originale che risale a 13 anni. Quando porzioni importanti della città erano diverse da come sono ora o da come saranno in base agli impegni di sviluppo che nel frattempo sono stati fatti in questi anni.
«Il progetto definitivo di un’opera da 13,5 miliardi ha 9000 elaborati. Per i 4,5 miliardi del Pnrr in Sicilia sono 30.000 – dice Sergio De Cola –. E poi sapete quanti sono nuovi rispetto al 2011? meno di 500, cioè il 95% dell’elaborato è immutato, in una città che nel frattempo si è dotata di un nuovo Piano Regolatore del Porto nel 2019, che ha modificato il Piano Mortelle Tono e il Piau per le zone a sud». Altra osservazione sul documento che sarà all’analisi della conferenza dei servizi il 16 aprile è legata al fatto che «in troppi punti si rinvia ad un progetto esecutivo, lasciando molti interrogativi anche sulle soluzioni adottate».
E anche sulla relazione del progettista del 2023 De Cola coglie delle “stonature”.
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