La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito due decreti di sequestro nei confronti di Antonia Strangio, 49enne di Locri e il 56enne Antonio Caputo di Catania, operanti sul versante tirrenico e ritenuti socialmente pericolosi. I due, accusati di appartenere a un gruppo criminale attivo nel territorio dei Nebrodi, hanno avuto un ruolo determinante nella commissione delle molteplici condotte truffaldine e predatorie, in quanto gestori di due Centri di Assistenza Agricola (C.A.A.), dei quali uno a Tortorici e l’altro a Cesarò (Messina). Tali centri, anello debole della catena del controllo pubblico sull'erogazione dei fondi, rappresentavano l'anticamera da cui passare per presentarsi all’Unione Europea come legittimi beneficiari di quei contributi che, sulla carta, avrebbero dovuto sostenere gli agricoltori rispettosi delle regole e contrastare l’abbandono delle aree rurali. Il sequestro di beni ammonta complessivamente a 1,5 milioni.
L’articolato e complesso quadro indiziario che ha portato all'esecuzione delle due misure di prevenzione, personali e patrimoniali, riflette il quadro probatorio emerso nel corso del processo alla “mafia dei Nebrodi”, le cui indagini furono coordinate dalla Procura di Messina; l’esito del quale, nell’ottobre 2022, aveva giudiziariamente accertato l’esistenza e l’operatività della famiglia mafiosa dei “tortoriciani”, coinvolta nella commissione di plurime attività illecite nel territorio nebroideo. Più in particolare, quel processo aveva consentito di ritenere giudiziariamente provata la operatività di tale compagine criminale mafiosa nella provincia peloritana, essendo, peraltro, stata dimostrata la specifica e peculiare propensione della stessa compagine alla commissione di illeciti nel remunerativo settore delle truffe comunitarie in agricoltura, per l’ottenimento indebito di fondi comunitari in danno della Politica Agricola dell’Unione europea.
I militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina hanno accertato, per uno dei due soggetti destinatari dei provvedimenti, nell’arco temporale 2005/2014, l’esistenza di numerose condotte integranti i reati di associazione di tipo mafioso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, violazione, quest’ultima, ascrivibile anche all’altro soggetto coinvolto, nei confronti del quale le manifestazioni di pericolosità si sono protratte nel periodo 2012-2016.
Gli approfondimenti economico-patrimoniali hanno inoltre consentito di svelare la disponibilità di beni in capo ai soggetti investigati e relativi familiari, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati, dimostrando la stretta correlazione temporale tra i comportamenti antisociali documentati e l’illecito arricchimento accertato.
I beni sequestrati
L’Autorità Giudiziaria di Messina ha quindi disposto il sequestro di un compendio aziendale comprensivo dei relativi beni patrimoniali (attivo nel settore agricolo); - 6 terreni, 3 quote societarie, 35 rapporti finanziari (10 polizze assicurative, 11 deposito titoli, 4 carte di pagamento/prepagate, un deposito a risparmio, 8 conti correnti, una somma derivante da disinvestimento di quote del fondo comune d’investimento); - un autoveicolo e 2 quote di proprietà relative a 2 fabbricati nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili ai proposti, per un valore complessivo di stima pari ad 1,5 milioni di euro.
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