Messina, Rolex e mazzette per i lavori nel torrente Catarratti-Bisconte: arrestato Maurizio Croce
Rolex, lavori edili gratis e mazzette. Svelato un sistema corruttivo attorno ai cantieri contro il dissesto idrogeologico nel Messinese. Tre misure cautelari eseguite ai finanzieri del Comando provinciale di Messina (due per gli arresti domiciliari e una interdittiva della capacità di contrarre con la Pubblica amministrazione), per una serie di fatti corruttivi concernenti l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti, promossi dal commissario di governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia, Maurizio Croce finito ai domiciliari. L’indagine è scaturita dal controllo disposto dal prefetto di Messina, eseguito dal Gruppo Interforze, presso il cantiere dei lavori di «riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Catarratti - Bisconte e opere varie nel Comune di Messina. Indagati anche Francesco Carmelo Vazzana, ai domiciliari, e Giuseppe Capizzi, anche sindaco di Maletto (per lui interdittiva della capacità di contrarre con la Pubblica amministrazione).
I favori e l'illecito finanziamento ai partiti
Concretamente, le utilità consistevano nell’effettuazione di lavori edili presso abitazioni private risultate nella disponibilità dei medesimi funzionari pubblici, per importi complessivi quantificati in circa 80 mila euro; nonché, nel caso del funzionario impiegato direttamente presso la Struttura Commissariale, nel pagamento di tasse universitarie, per un corso di laurea che il medesimo funzionario intendeva frequentare, per un valore di oltre 7 mila euro. Inoltre, Maurizio Croce, candidato per il Centrodestra a sindaco di Messina nel 2022 (e attualmente consigliere comunale a Palazzo Zanca), aveva ricevuto dall’imprenditore (destinatario delle misura interdittiva di contrarre attività di impresa con la pubblica amministrazione), per il tramite di un fidato intermediario, benefici economici sotto forma di finanziamenti, illeciti, della campagna elettorale, per oltre 60 mila euro. In questo senso, al fine di scongiurare il rischio della ricostruzione della provenienza dei finanziamenti, l’imprenditore, attraverso un meccanismo di fatturazione per operazioni inesistenti, solo formalmente, intestate alla contabilità dell’appalto pubblico, aveva costituito la provvista finanziaria in capo ai responsabili di ulteriori imprese, con cui aveva ordinari rapporti economici, affidando loro il compito di effettuare i pagamenti a sostegno della campagna elettorale. Da qui la contestazione provvisoria, mossa agli indagati, anche del delitto di illecito finanziamento ai partiti, essendo emerso che i contributi venivano corrisposti, senza che degli stessi vi fosse traccia nelle deliberazioni sociali e nei bilanci delle ditte private coinvolte. Ciò avrebbe chiarito, per chi indaga, la volontà dell’imprenditore di tentare di reperire le risorse utili alla conclusione degli accordi corruttivi, facendole pesare direttamente e indebitamente sui costi dell’appalto pubblico, di cui era affidatario. Ancora, si è documentato come il rappresentante di fatto della società affidataria dell’appalto avesse acquistato un orologio Rolex Daytona del valore di oltre 20 mila euro in favore della persona che intermediava le erogazioni illecite a favore della menzionata campagna elettorale ed effettuava, sempre a beneficio di quest’ultimo, lavori di ristrutturazione presso un noto negozio di abbigliamento sito in Messina, per un valore di oltre 30 mila euro; e ciò al fine di remunerarne l’illecito compito.