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Droga a Messina, il boss dal carcere alla compagna: "Stai attenta che a casa è pieno di zecche..."

L’intercettazione simbolo: il killer di Camaro avvertiva Alessandra Patti sulle microspie

C’è anche un altro sospetto evidenziato nell’ordinanza di custodia dalla gip Pastore. E cioé che Claudio Costantino sapesse con certezza, o immaginasse con grande probabilità, che la sua casa di via Eduardo Morabito, e l’abitazione dei Genovese, fossero “piene zeppe” di microspie, piazzate dagli investigatori della Mobile. La gip Pastore analizza questo aspetto e scrive: mentre stava parlando al telefono con il compagno, infatti, la Patti riceveva una telefonata da tale Peppe. Chiusa la conversazione con quest’ultimo, veniva informata da Costantino della presenza di microspie a casa “del papà di quello che ha telefonato ora” (Costantino: comunque ieri mi è arrivata la lettera di SDB (fonetico)... Patti: ab... Costantino: eh comunque a casa del papà di quello che ha telefonato ora... Patti: eh... Costantino: è pieno di zecche (intende dire verosimilmente microspie) perché all’altro... Patti: uh... Costantino: ... gliel’hanno detto, gliel’hanno detto, e dice che sapevano di tutto e di più sapevano, capito? Patti: ah si? Costantino: eh quindi è pieno di zecche (intende dire verosimilmente microspie) Patti: ho capito Costantino: eh!). Sulla scorta di tali ultime espressioni riguardanti “Peppe” - conclude la gip - e il “padre di questi”, riportati nel dialogo di cui sopra, Peppe veniva identificato nella persona di Genovese Giuseppe, e il di lui padre nella persona di Genovese Francesco, presso la cui abitazione vi era in atto l’attività d’intercettazione.
Per inciso la microspia installata a casa dei Genovese fu trovata dagli indagati. E smise di funzionare.

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