Era il gruppo di famiglia in un interno di droga, a Camaro, scoperchiato durante la latitanza del suo capo. Scappato in Calabria dopo aver freddato a colpi di pistola due persone davanti casa sua, in via Eduardo Morabito. Era il 2 gennaio del 2022.
C’erano dentro tutti. A cominciare da Claudio Costantino, il 39enne che attualmente è sotto processo per il duplice omicidio di Camaro San Luigi, quando uccise sul colpo con una calibro 9per21 Giovanni Portogallo e sparò al suo amico Giuseppe Cannavò, che morì dopo qualche giorno in ospedale. Erano andati da lui per regolare qualche “conto” ma rimasero a terra senza vita.
E accanto a Costantino, la notte scorsa, a conclusione dell’operazione della Polizia, sono finiti in carcere anche la compagna 39enne Alessandra Patti e il figlio di lei, il 21enne Ruben Prugno.
Si tratta dell’esecuzione di un’ordinanza cautelare siglata dalla gip Ornella Pastore, che nasce da un’inchiesta della sostituta della Dda Antonella Fradà, nata all’indomani del duplice omicidio, quando la Squadra Mobile mise sotto controllo il telefono e la casa di Costantino.
Oltre a loro tre ci sono altri sette indagati finiti in carcere. Si tratta dei messinesi Francesco Amante “bombolino”, 47 anni; Francesco Ferrante, 54 anni; Francesco Genovese “indigeno”, 43 anni (a suo carico c’è anche la detenzione di una pistola calibro 357); il figlio Giuseppe Genovese, 20 anni. E dei calabresi Albino Misiti, 62 anni (è originario di Polistena ma vive da anni a Messina); Giuseppe Saffioti detto “Peppe”, 30 anni, di Cinquefrondi in provincia di Reggio Calabria; Luigi Serena, 76 anni, nato a Bologna e residente a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria.
La rete di spaccio e smercio di droga che il gruppo capeggiato da Costantino aveva messo in piedi rifornendosi in Calabria, erano soprattutto “viaggi” di hashish, marijuana, crack e cocaina, secondo inquirenti e investigatori è venuta fuori in maniera molto chiara. Nel corso delle indagini sono stati arrestati quattro indagati e sequestrati circa cinquanta chili di droga, oltre che armi e munizioni nella disponibilità del gruppo.
E il tutto lo descrive perfettamente la gip Pastore quando si occupa di delineare un quadro complessivo: all’indomani del duplice omicidio di Camaro San Luigi furono avviate numerose attività di intercettazione e di videosorveglianza - scrive -, che consentivano di individuare i ruoli ricoperti, a vario titolo, all’interno di tale organizzazione e di appurare come i congiunti del Costantino, Patti Alessandra (la compagna) e Prugno Ruben (figlio della Patti e convivente con lei ed il Costantino), unitamente a Genovese Francesco ed al figlio Genovese Giuseppe, in costante contatto con il Costantino, hanno proseguito, dopo l’arresto del predetto, la gestione del traffico di stupefacenti, acquistando la droga dai fornitori calabresi Saffioti Giuseppe e Serena Luigi, trasportandola a Messina grazie alla collaborazione di Amante Francesco e Ferrante Francesco, che hanno operato con il ruolo di “corrieri” dell’organizzazione criminale. Ecco delineata la rete che s’era creata a Camaro, emersa all’ombra di un duplice omicidio e di una latitanza in Calabria, quella di Costantino.
La gip Pastore spiega ancora: le risultanze dell’attività di intercettazione svolta nei confronti degli odierni indagati - scrive -, che hanno trovato piena conferma nell’attività di videosorveglianza effettuata in prossimità dei loro luoghi di incontro nonché negli arresti di Ferrante Francesco, Amante Francesco, Genovese Francesco, Genovese Giuseppe e Misiti Albino, consentono di potere affermare, con la qualificata probabilità richiesta in questa sede, l’esistenza di una associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante nel quartiere di Camaro.
E spiega ancora la giudice: è sorprendente notare che, pur a fronte dei menzionati arresti e sequestri di sostanza stupefacente, la organizzazione, senza problema alcuno, ha commissionato nuovi e ulteriori acquisti di sostanza stupefacente, segno che ci si trova al cospetto di una compagine associativa di considerevole spessore.
La gip Pastore spiega poi: le evidenti interconnessioni oggettive e soggettive esistenti tra i delitti fine sopra esaminati evidenziano l’unitarietà della loro programmazione delittuosa, attuata grazie alla preordinata messa a disposizione di persone e mezzi in grado di operare in vista del raggiungimento di un obiettivo comune, ossia quello di garantire l’esecuzione, in tempi brevi, di approvvigionamenti di importanti partite di droga provenienti da fornitori calabresi, Saffioti Giuseppe e Serena Luigi.
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