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Rosina “a maistra” e il Museo dell'abito da sposa: la storia della sarta rivoluzionaria di Sinagra divenuta leggenda

Rosina ha confezionato più di 200 abiti cerimoniali e non ha smesso di cucire fin quando le mani gliel’hanno consentito

Un foglio bianco, una riga di legno, un paio di forbici e dei pezzi di stoffa.
Bastava poco per fare felice Rosina Sinagra negli anni di un’adolescenza mancata, se vista con lenti attuali, per la “semplice” circostanza che già a 12 anni era diventata donna.
A quell’età Rosina “a santanciulisa” aveva imparato a cucire abiti fino a diventare lei, durante i difficili anni della guerra, “a maistra”, il riferimento per tutte le ragazzine che volevano apprendere, crescere, emanciparsi.
Anni di pratica e tanta lettura, a raccontare la sua storia alla “Gazzetta del Sud” una delle sue allieve: «Era maestra di vita, ci insegnava a rimodernarci e portarci avanti trasmettendoci l’amore per il lavoro in un’epoca in cui gli uomini predominavano persino nella sartoria e tante brave sarte sottostavano alle decisioni dei mariti».
Ma lei no, anzi, il suo “don Ciccio” la accompagnava volentieri a Messina a comprare le stoffe e a fotografare gli abiti con gli occhi.
Sempre con i tacchi e la gonna con lo spacco, Rosina indossava indipendenza. La sua passione per gli abiti da sposa la portò non soltanto a seguire la moda nel vestire e rendere favolose le future sposine, ma a pensare a tutti i dettagli di un matrimonio come una delle più moderne “wedding planner” già negli anni ‘40 del secolo scorso.
«Era una progressista. Nella piccola sartoria in piazza S. Teodoro venivano giovani apprendiste da tutte le contrade e alle 6 del mattino lei era già in piedi per disegnare i modelli - racconta ancora una delle sartine confidando di sentire ancora l’odore del ferro da stiro a carbone - Rosina ha confezionato più di 200 abiti cerimoniali e non ha smesso di cucire fin quando le mani gliel’hanno consentito».
Nel 2001, prima della sua scomparsa, un gruppo di appassionate e la neopresidente della Pro loco, Enza Mola, hanno voluto dedicarle un’emozionante sfilata di spose con gli abiti prodotti da lei in mezzo secolo, indossati dalle proprietarie o dalle loro eredi.
Poi, nel 2016, l’intuizione di creare un museo nei locali della Pro loco per testimoniare le tradizioni del passato e, allo stesso tempo, per celebrare Rosina e tutte le donne che, come lei, hanno lasciato un segno profondo nei cuori dei sinagresi.
Oggi il Museo dell’abito da sposa, un unicum in Sicilia, espone più di 70 abiti ed accoglie le donazioni di chiunque si senta di donare un pezzo della propria storia.

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