Che si sia aperta una nuova fase, all’Università di Messina, è indubbio, perché evidente è il tentativo di mettersi alle spalle un periodo caratterizzato da contrapposizioni tra blocchi e veleni reciproci. Ed è altrettanto indubbio che questa fase passi da alcuni segnali lanciati sia dalla nuova governance guidata dalla rettrice Giovanna Spatari, sia da quella che, mutuando un linguaggio più consono alla politica, rappresentava l’opposizione nel precedente mandato. Segnali di distensione, inviti alla collaborazione e alla condivisione, che non a caso sono giunti da una parte dalla stessa rettrice, nel suo discorso all’inaugurazione dell’anno accademico, e dall’altra dal suo avversario alle ultime elezioni, Michele Limosani.
Questo primo scorcio di rettorato è caratterizzato anche da provvedimenti concreti altrettanto significativi. Alcuni di questi sono stati al centro dell’ultima seduta di Senato accademico, a fine febbraio, pochi giorni prima dell’inaugurazione dell’Anno. Per la prima volta, ad esempio, l’Università si sta dotando di un regolamento di funzionamento del Senato e del Cda. Sembra una banalità, ma non lo è, perché finora questo regolamento non esisteva.
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