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Assemblea a Taormina, Sud chiama Nord spiana la strada alla sfida europea

Da movimento leaderistico a partito di massa, strutturato in ogni regione d’Italia attraverso accordi civici con chiunque condivida il principio federativo e dell’autonomia territoriale, come già avvenuto in diverse parti del Paese. È l’ambizione rilanciata dall’Assemblea nazionale di Sud chiama Nord, il movimento fondato da Cateno De Luca, che nel giro di pochi anni è riuscito a entrare in Parlamento e adesso punta alle elezioni europee per confermarsi come forza politica autonomista. Delegati provenienti da ogni parte d’Italia e altri in video collegamento - dalla Sardegna alla Valle d’Aosta, dalla Calabria alla Toscana - partecipano alle due giorni di Taormina.
«Siamo qui per dare ufficialmente il via al progetto nazionale. A Roma ci temono, temono il fatto che siamo liberi», ha detto in apertura la presidente di ScN Laura Castelli. «Altro che paura dell’autonomia differenziata, noi vogliamo il Regno delle Due Sicilie. Noi siamo federalisti e puntiamo ad aggregare nel rispetto dell’autonomia, non vogliamo più uno Stato centralista. Siamo l’unico movimento civico nazionale e dobbiamo diventare un partito di massa, basta con i leaderismi», ha incalzato Cateno De Luca tra gli applausi dei delegati.

Per fine anno l’obiettivo di ScN è di raggiungere i 100 mila iscritti ma con l’ambizione di crescere ancora di più nei prossimi due anni per arrivare al primo congresso, a gennaio del 2026, col risultato in tasca: il partito di massa.
Ma il primo step è a breve: le europee di giugno. Saranno proprio i tesserati nel corso dell’Assemblea a decidere cosa farà il movimento. Ognuno dovrà rispondere a uno di cinque opzione votando nella piattaforma del movimento: «Presentarsi da soli con il simbolo Sud chiama Nord; presentare candidati - nel collegio Sicilia/Sardegna - in una lista di partiti nazionali senza il simbolo (come nel 2019); presentare candidati in tutti i collegi in una lista di partiti nazionali che non la pensano come ScN sull’Europa e sull’autonomia differenziata; promuovere un nuovo progetto politico con il simbolo che includa anche altre forze politiche che si oppongono alle attuali politiche nazionali ed europee e che rimettano al centro l’Italia, con il comune denominatore: meno Europa, più Italia, più autonomia e più equità; non partecipare alle elezioni europee».

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