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Messina, parlano gli operai del viadotto Ritiro: «Come si potrà mai finire a giugno?»

C’è una fuga dal cantiere, molti si dimettono. E chi resta è più che scettico

Nel balletto di date, responsabilità, rivendicazioni e prese di posizione che continua a consumarsi attorno ad una delle opere pubbliche più attese – troppo attese – dai messinesi, il viadotto Ritiro, colpisce una frase dell’ultimo comunicato stampa diffuso dal sindacato Uil: «Sono molti i lavoratori della Toto costruzioni che si stanno dimettendo e lasciano il posto di lavoro». Un quadro allarmante, perché viene naturale chiedersi: cosa spinge un operaio fino al punto di dimettersi, lasciando il proprio posto di lavoro? Qual è la reale situazione in quel cantiere? E quanto realistica è l’ultima scadenza fornita dal Cas (e sulla quale sembra meno ottimista la stessa Toto Costruzioni), cioè il prossimo mese di giugno?
Hanno parlato tutti, finora, dal Consorzio autostrade alla Toto fino al sindacato. Ma quelle domande abbiamo deciso di rivolgerle agli operai, e cioè a chi, quel cantiere, lo vive tutti i giorni. O lo viveva, perché alcuni di loro, effettivamente, hanno salutato tutti e sono andati via. Chi ha deciso di risponderci lo fa in forma anonima, per salvaguardare ciò che resta da salvaguardare. Ma le risposte date confermano quel quadro allarmante di cui sopra. «Dopo quattro anni non c’erano più i presupposti per andare avanti e ho presentato le dimissioni – ci dice uno degli operai andati via –. Nell’ultimo anno i pagamenti degli stipendi arrivavano ogni tre mesi circa, con non pochi disagi. Non riuscivo più a pagare le rate del mutuo, mi son dovuto far prestare dei soldi dai parenti, che ovviamente dovrò anche restituire». Per non parlare delle condizioni lavorative: «Al cantiere la situazione era diventata insostenibile, il materiale non arrivava perché c’erano problemi con i fornitori. Leggo che i lavori verranno consegnati tra poco... per quella che è la mia esperienza, posso dire che secondo me non riusciranno nemmeno questa volta a farlo nel tempo stabilito. Ma ora devo pensare a come coprire i miei debiti e a come portare da mangiare a casa, ai miei figli».

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