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Messina, pasti più cari nelle mense universitarie ma non è migliorata la qualità

Da quest’anno una maggiorazione che varia dai due ai tre euro in base al valore dell’Isee. L’Udu ha consegnato un report di richieste alla rettrice Spatari

Continuano a lievitare, seppure di poco, i costi a carico degli studenti delle mense universitarie. Da quest’anno è stata applicata una maggiorazione di quaranta centesimi in più a pasto intero, che varia dai due ai tre euro, in base al valore dell’Isee esibito dallo studente “fuori sede”, “pendolare” e “in sede”, beneficiario o non beneficiario di borsa di studio. Le tariffe variano da 1,60 a 2 euro, da 2,10 a 2,50 euro e da 2 60 a 3 euro.
Nulla di stravolgente nella sostanza, ma che è stato ugualmente maldigerito dagli studenti, i quali a fronte del supplemento pagato, speravano in un miglioramento della qualità del servizio di ristorazione. Menù sempre più basici e poco vari invece non consentono all’utenza di avere una scelta ampia. Costretti a ripiegare sul solito cibo e in qualche circostanza neppure su quello.
A vivere una difficoltà maggiore purtroppo sono gli studenti fragili con problemi di intolleranze alimentari (glutine, lattosio, istamina). L’ora del pasto per loro è una incognita.
«Con sorpresa - afferma uno studente fuorisede della facoltà di Medicina affetto da celiachia -, ho constatato che c’è scarsa attenzione per le nostre esigenze di salute. Nella migliore delle ipotesi la scelta è quasi sempre ristretta, ma capita anche di non trovare nulla di adatto e devi uscire per mangiare fuori». Da un piccolo sondaggio emerge che la maggioranza dei celiaci, quattro intervistati su quattro, non usufruisce della mensa.

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