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Centri estetici "hot” a Messina, assolta massaggiatrice "perché il fatto non sussiste"

Accolta la tesi del suo difensore, l’avvocato Salvatore Carroccio, in quello che si configura come uno stralcio dell’operazione battezzata “Pechino” dai carabinieri e dalla Procura di Messina.

Tribunale di Messina

La Corte d’appello, a cui gli atti erano stati trasmessi dalla Corte di Cassazione, ha disposto l’ assoluzione della “massaggiatrice” cinese Sun Chungui, 33 anni, dal reato di associazione a delinquere, con la formula piena, «perché il fatto non sussiste». Accolta, quindi, la tesi del suo difensore, l’avvocato Salvatore Carroccio, in quello che si configura come uno stralcio dell’operazione battezzata “Pechino” dai carabinieri e dalla Procura di Messina. Il collegio giudicante ha indicato in 90 giorni il termine per il deposito della motivazione. Il precedente passaggio sulla posizione dell’imputata si era consumato davanti alla Suprema Corte, che aveva annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello, il 20 maggio 2022, e ancor prima dal Tribunale di Messina in composizione monocratica, il 30 aprile del 2021. L’avv. Carroccio ha contestato l’esistenza di un’organizzazione a delinquere, «essendo venuto meno il vincolo associativo tendenzialmente permanente, o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati, dall’indeterminatezza del programma criminoso che distingue il reato associativo dall’accordo che sorregge il concorso di persone nel reato, e dall’esistenza di una struttura organizzativa, sia pur minima, ma idonea e soprattutto adeguata a realizzare gli obiettivi criminosi presi di mira».

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