Il disastro ambientale della discarica di Mazzarrà S. Andrea, in contrada Zuppà, con tutto quello che dai primi anni 2000 ne è seguito, un sito di smaltimento oggi chiuso che rimane una vera bomba inquinante ad orologeria per un vasto territorio, è finito tra le carte di una clamorosa inchiesta. Che adesso registra l’atto di chiusura delle indagini preliminari e vede complessivamente 22 indagati: 21 tra i vertici della società TirrenoAmbiente Spa che l’ebbe in gestione ed oggi è fallita, amministratori pubblici regionali e locali, liquidatori della società e infine tecnici, e poi la stessa società come persona giuridica. L’atto è siglato dalla sostituta della Distrettuale antimafia di Messina Rosanna Casabona, che sulla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ha indagato per mesi anche con il supporto di relazioni tecniche e accertamenti sul sito. Il ventaglio di ipotesi di reato che contesta è ampio, e abbraccia un arco temporale molto vasto, praticamente dalla realizzazione del grande sito di smaltimento dei rifiuti fino ai nostri giorni, l’ultimo sopralluogo del consulente tecnico è del 6 luglio 2023. Vengono contestati i reati di gestione illecita di rifiuti, avvelenamento di acque, inquinamento ambientale e disastro ambientale Ed è parecchio emblematico cosa scrive la dott. Casabona in uno dei capi d’imputazione: «... essendosi verificato il disastro per le ragioni sopra indicate, su tutte le matrici ambientali (aria, acqua, suolo e sottosuolo), da cui possono derivare ulteriori conseguenze dannose per l’incolumità pubblica».
Gli indagati
Tra i 21 indagati ci sono tutte le figure pubbliche e private che in qualche modo hanno avuto a che fare con la discarica di contrada Zuppà nei diversi ruolo ricoperti nel corso del tempo: Sonia Alfano, Giuseppe Antonioli, Pierluigi Biffo, Maurizio Bonasera, Roberto Campagna, Francesco Cannone, Salvatore Cocina, Maurizio Costa, Antonio Crisafulli, Francesco Cucinotta, Antonia De Domenico, Calogero Foti, Sebastiano Giambò, Dario Grussu, Giuseppino Innocenti, Francesco Lo Cascio, Carmelo Navarra, Carmelo Pietrafitta, Carmelo Pirrotta, Alfio Raineri e Roberto Ravidà. E sono quattro i capi d’imputazione contestati.
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