Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Mafia dei Nebrodi, quei “titoli tossici” dell’Agea che passavano di mano in mano

È una sorta di “mafia dei pascoli 2.0” quella che emerge dalla ricostruzione investigativa della seconda operazione “Nebrodi”. Una criminalità capace di evolversi, provando a reagire ai colpi subiti con le varie inchieste giudiziarie, ed in grado di adattarsi al mutamento del quadro normativo, cercando di eludere gli strumenti legislativi, sfruttandoli anzi a proprio vantaggio per continuare ad accaparrarsi una fetta importante dei contributi destinati al settore agricolo. Un progressivo affinamento della professionalità, scrive il gip, nella commissione di reati nel settore delle frodi all’Agea, già rintracciato come fonte primaria di approvvigionamento delle consorterie mafiose.
Nucleo centrale è il reimpiego dei cosiddetti “titoli tossici”, ritenuto il fattore di sostanziale novità rispetto a quanto era stato delineato con la prima inchiesta. Si tratta di titoli Agea, originari diritti all’aiuto che vengono corrisposti per ogni singolo ettaro di terreno detenuto dall’azienda agricola (1 titolo-1 ettaro), caratterizzati con la tipologia di sostegno disaccoppiato dalla produzione, ossia indipendentemente dall’effettiva produttività, erogati esclusivamente sulla scorta dell’estensione complessiva della superficie aziendale dichiarata e destinata ad attività agricola. Titoli con autonomo valore patrimoniale e legittimamente trasferibili con precise modalità, dunque, su cui secondo gli inquirenti si poggia il disegno criminoso finalizzato, attraverso il filtraggio dei passaggi a terzi soggetti, a dissolvere e nascondere l’originaria provenienza illecita del titolo, poi presentato ai fini delle istanze contributive nelle varie campagne agricole.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

Caricamento commenti

Commenta la notizia