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Colpo alla mafia dei Nebrodi, parla Antoci: "Volevano fermarmi, ha vinto lo Stato"

L’ex presidente del parco dei Nebrodi sfuggito nel 2016 ad un attentato mafioso, commentando l’operazione antimafia contro il clan

Nuova intimidazione ad Antoci

"Grazie di cuore alla DDA di Messina, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza e alla Polizia di Stato. L'operazione di oggi evidenzia, ancora una volta, in modo chiaro il contesto in cui ci siamo mossi in questi anni mettendo in luce le motivazioni per le quali la mafia, attraverso quel terribile attentato, voleva fermarmi. Nonostante la consapevolezza che, con questa ulteriore ed imponente operazione, l’odio e il rancore contro di me cresceranno ancora di più, è comunque tanta la felicità che provo oggi nel vedere che il nostro lavoro serva al Paese e alla lotta alla mafia". A dirlo in una nota l’ex presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, sfuggito nel 2016 ad un attentato mafioso, commentando l’operazione antimafia contro il clan dei Nebrodi che ha portato all’esecuzione di 37 misure cautelari. "Se ho potuto completare il lavoro del Protocollo e poi della Legge - continua Antoci - lo devo a quei coraggiosi operatori della Polizia di Stato, gli uomini della mia scorta, che quella notte mi salvarono la vita".

"La mafia, come ulteriormente certifica questa importante operazione, voleva fermare tutto questo uccidendomi, ma loro, quella notte, con coraggio e sprezzo del pericolo, rischiando la loro vita, lo hanno impedito - sottolinea -. Lo Stato ha vinto, abbiamo colpito con un Protocollo, oggi Legge dello Stato, e con un’azione senza precedenti, la mafia dei terreni - aggiunge Antoci - ricca, potente e violenta, pur rischiando la vita e perdendo la libertà mia e della mia famiglia. E’ una vita difficile e complicata, ma giornate come questa danno l’assoluta certezza che ne vale la pena. Sì, lo Stato ha vinto e oggi ancora di più". "Quei Fondi Europei per l’agricoltura dovevano andare agli agricoltori onesti, quelli che oggi giustamente protestano, e non certamente ai mafiosi", conclude Antoci, ora presidente Onorario della Fondazione Caponnetto.

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