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Messina, l'Inps gli chiede indietro 59mila euro di accompagnamento: disabile fa causa e vince

L'uomo aveva percepito in buona fede, dal 2014 al 2023, le somme a titolo di indennità, mentre secondo l’Istituto nazionale della previdenza sociale non gli sarebbero spettate a seguito di una visita di revisione

L’Inps chiede di restituire quello che a suo parere si configura come un «indebito pensionistico pari a 58.913,07 euro». Ma il Tribunale di Messina-Sezione lavoro, dà ragione a un beneficiario di indennità di accompagnamento, difeso dall’avvocato Santi Delia. Così, la giudice del lavoro Roberta Rando ha disposto la sospensione dell’efficacia della nota dell’Inps del 7 agosto 2023 di accertamento del “non dovuto”. Nel caso di specie, il soggetto fragile aveva percepito in buona fede, dal 2014 al 2023, le somme a titolo di indennità, mentre secondo l’Istituto nazionale della previdenza sociale non gli sarebbero spettate a seguito di una visita di revisione – nell’aprile 2014 – al cui esito non aveva mai dato seguito con compiuti atti amministrativi volti ad interrompere l’erogazione. Il disabile, dunque, ha continuato a confidare in buona fede nel comportamento dell’Inps che provvedeva al regolare versamento di tali indennità, peraltro investite nelle cure primarie di cui aveva e ha ancora vitale bisogno.

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