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Messina, nel mirino il 65% di differenziata: l'1 febbraio il bilancio in un convegno "di respiro nazionale"

Le chiamano le quattro “R” del ciclo dei rifiuti: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero. Quattro parole che, messe insieme in una filiera unica, dicono se un comune è virtuoso o meno nella gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata. Ed è proprio per raccontare quanto Messina sia diventata virtuosa, addirittura un modello per la Sicilia e per il Sud, che fra una settimana, giovedì 1 febbraio, Comune e MessinaServizi hanno voluto organizzare un convegno «di respiro nazionale», che si terrà nel salone delle Bandiere di palazzo Zanca e avrà ospiti tutti gli attori coinvolti in questo settore.
Una sorta di auto-celebrazione, è vero, ma anche di punto della situazione rispetto a quanto c’è ancora da fare per arrivare a quella fatidica soglia, il 65%, fissata anni fa dall’Unione Europea e alla quale oggi Messina è vicina, vicinissima (“65% e oltre” è il titolo del convegno). «Come media annua del 2023 contiamo di arrivare al 55-56%» annuncia la presidente di MessinaServizi, Mariagrazia Interdonato, nella conferenza stampa che serve sia a lanciare l’evento dell’1 febbraio, sia a ribadire quali sono gli elementi chiave di uno dei servizi pubblici ai quali la cittadinanza è, giocoforza, più sensibile.
E tra questi elementi c’è una quinta “R”, che però di virtuoso ha ben poco, ed è la “R” di Rotterdam, e cioè la destinazione dei rifiuti indifferenziati e della frazione umida che lasciano la Sicilia per la cronica carenza d’impianti di cui soffre l’Isola. Aumentando in modo vertiginoso i costi di smaltimento: dal centinaio di euro di poco più di 3 anni fa ai quasi 400 euro di oggi.

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