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Quel... Ponte sullo Stretto di Messina sospeso tra 2023 e 2024

Il nuovo anno si apre con la rinnovata interlocuzione dell’Amministrazione con la società Stretto e con il Governo. La città, ribadisce il Sindaco, non può restare alla finestra a osservare gli eventi

L’ultimo atto ufficiale del 2023 a Palazzo Zanca è stata l’approvazione, da parte della Giunta Basile, del nuovo Piano comunale della Protezione civile. Un passaggio atteso da tempo, che potrà dirsi completato una volta che la proposta di delibera sarà votata dal Consiglio. Dopo decenni, finalmente, una delle città a più alto rischio sismico e idrogeologico d’Italia e d’Europa avrà il suo strumento concreto di gestione delle emergenze e di programmazione. E simbolicamente acquista rilevanza il fatto che l’Amministrazione abbia esitato l’atto proprio nei giorni di rievocazione della più grande tragedia mai vissuta sulle rive dello Stretto, il terremoto del 28 dicembre 1908. «L’ultima versione del Piano – sottolinea il sindaco Federico Basile – era stata approvata dalla Giunta nel 2017 e per una serie di innovazioni normative non era mai approdata in Consiglio. È stato compiuto un grande passo avanti, si tratta del documento più importante per la gestione delle emergenze. Adesso toccherà all’Aula».

Ma il 2024 si aprirà con la rinnovata interlocuzione tra Palazzo Zanca, il ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina in merito alle procedure di progettazione e realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Inutile girarci intorno: la prospettiva indicata dal vicepremier Salvini, il quale ribadisce che alla fine della prossima estate si apriranno i primi cantieri del Ponte e delle opere ad esso collegate (infrastrutture che hanno copertura economico-finanziaria, dopo l’approvazione della manovra del Governo Meloni), fa del 2024 un anno comunque decisivo per le sorti del nostro territorio. C’è chi la vede come la più grande delle opportunità di rilancio infrastrutturale e di sviluppo socio-economico, dopo decenni di declino, di emarginazione e isolamento. C’è chi la considera, invece, come la più grande delle sciagure, addirittura, utilizzando le parole dell’ex sindaco Accorinti, come «una bomba atomica sganciata sullo Stretto». Che si stia da questa o dall’altra parte, che si militi o meno sui fronti del Sì o del No, in ogni caso i riflettori non possono non essere accesi, soprattutto qui a Messina dove ricadrà il maggiore impatto dei cantieri.

Ed è proprio per questo che, in vista dell’incontro con l’amministratore delegato della “Stretto” Pietro Ciucci, il quale sarà in città nella prima decade di gennaio, il sindaco Basile ha aggiornato il suo “dossier Ponte”, le cui linee portanti erano già state indicate nella relazione del primo anno di mandato. Basile non è per niente in una posizione facile, perché da sempre si è dichiarato favorevole al Ponte, perché aveva inserito la grande opera nel suo stesso programma elettorale e perché uno dei “sìpontisti” più convinti, fino a qualche tempo fa, era il leader di Sicilia Vera, poi di Sud chiama Nord, l’ex sindaco di Messina Cateno De Luca. La svolta di De Luca, passato sul fronte del No (motivato dal fatto che il no si riferisce al “Ponte di Salvini” e non all’idea del collegamento stabile), ha sicuramente messo in difficoltà il sindaco di quella che sarà, sempre che l’iter vada definitivamente in porto, «la città del Ponte».
Basile, però, ha deciso di attuare, su questo versante, l’atteggiamento più pragmatico possibile, partendo dalla considerazione che il Ponte è un’opera ovviamente sovracomunale, anzi sovranazionale, e, dunque, non spetta al Comune scegliere se farlo o non farlo. Ma, nello stesso tempo, il sindaco ha il diritto-dovere di rappresentare le istanze del territorio da lui amministrato.

E così a Ciucci Basile ribadirà le sue preoccupazioni rispetto alle criticità che andranno affrontate e risolte man mano che si andrà avanti nella fase della progettazione esecutiva, prima della cantierizzazione. Il sindaco vuol conoscere nel dettaglio i tempi di progettazione e realizzazione perché, come ha scritto nella relazione, «attendere che il Ponte si realizzi nella indeterminatezza della reale pianificazione di contorno non può bloccare Messina per altri 20 anni; questo non accadrà perché Messina si farà sentire». La questione degli espropri è sicuramente tra le più delicate, il Comune si è trovato in bilico tra l’obbligo di apporre nuovamente i vincoli sulle aree che erano interessate dal progetto definitivo di inizio anni Duemila e la pianificazione di scelte che sono, comunque, di competenza dell’Ente locale.

Poi, c’è il capitolo di tutte le opere connesse. «Messina – aveva scritto il sindaco e lo aveva anche detto durante l’audizione svoltasi nella primavera del 2023 davanti alle Commissioni parlamentari riunite, prima dell’approvazione della legge – deve necessariamente essere coinvolta nella scelta delle opere a terra perché la nostra pianificazione non può attendere che quella del Ponte si rediga e si attui mentre la città deve bloccare la propria scelta di futuro sulla quale sta scommettendo in tema di turismo, ambiente, sviluppo commerciale e viario. La propria scelta sulla mobilità, anche sostenibile e dolce, deve poter essere perfettamente compatibile con le scelte che il Ponte farà per le proprie opere di raccordo con autostrade e ferrovie».

Si è parlato negli scorsi decenni delle cosiddette opere “compensative” e anche questo è un terreno di serrato confronto, perché Basile e la sua Amministrazione vogliono capire quali saranno i progetti che verranno portati avanti, visto che si parla di Parchi urbani, di riqualificazione dell’affaccio a mare, del depuratore di Tono, della riconversione della Stazione centrale, della Metropolitana del Mare e di tanto altro ancora.

E a maggior ragione, Basile chiede di essere informato, «minuto per minuto», su quello che sarà il Piano relativo all’impatto ambientale, allo smaltimento dei materiali e alla gestione di tutta la fase di cantierizzazione. In questo momento, molti messinesi si lamentano dei tanti cantieri aperti in città, frutto della programmazione voluta prima dall’Amministrazione De Luca e poi da quella guidata da Basile. E si tratta di opere “sostenibili”, come piste ciclabili, isole pedonali, ristrutturazione di piazze, strade e marciapiedi. Cosa accadrà con i cantieri del Ponte? Prendiamo un alto passaggio della relazione del sindaco: «La riserva di Capo Peloro, le aree della Zona a protezione speciale, con tutto quello che comprendono, dovranno convivere con impatti certamente rilevanti; si faccia in modo che il prezzo da pagare abbia ricadute ambientali ben pianificate e compatibili con lo sviluppo delle aree e questo può accadere solo se Messina può avere la possibilità di far sentire la propria voce».

C’è, infine, un passaggio che dovrà assolutamente veder coinvolto il Comune, nel momento in cui, dopo l’approvazione del progetto definitivo, la Regione siciliana (così come la Regione Calabria) dovrà predisporre, entro i successivi sessanta giorni, il nuovo Piano integrato dei trasporti e della mobilità nell’area dello Stretto. La legge dello scorso mese di maggio impone alle due Regioni di consultare le Amministrazioni di Messina, Reggio e Villa San Giovanni.

«Il Ponte muterà il concetto di trasporto marittimo, gommato e ferroviario del territorio messinese e per tale motivazione Messina non può non proporre le proprie necessità per compensare gli squilibri che la grande opera genererà, sia in fase realizzativa che in fase gestionale», ha scritto il sindaco. E sono questi i temi che Basile affronterà con il ministro e i vertici della “Stretto” all’alba del nuovo anno.

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