Dopo Legambiente e la “medaglia” di comune riciclone, arriva il riconoscimento istituzionale dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a certificare quanto Messina, oggi, sia una città virtuosa sotto il profilo della raccolta rifiuti. Al di là delle classifiche – che in altre occasioni non sono così lusinghiere –, conta forse di più la percezione che si ha in città rispetto ad una raccolta differenziata che, quando è diventata integrale, portando all’eliminazione di tutti i cassonetti, aveva generato non pochi timori e perplessità, salvo poi diventare un’abitudine consolidata. I dati statistici finiscono per essere una naturale conseguenza.
E sono dati lusinghieri. Nel 2022 la differenziata si attesta al 53,47%, con una crescita di dieci punti percentuali (la stessa registrata da Legambiente) rispetto al 2021. E qui è necessario un inciso. Un anno fa ci fu qualche polemica proprio attorno al dato di Ispra, che indicava Messina al 32%, contrariamente a quanto dichiarava Messinaservizi (43%). Con il Rapporto Rifiuti Urbani di quest’anno l’Istituto ministeriale sana questo vizio, rettificando il dato del 2021, che effettivamente era del 42,96%. Colpisce la crescita esponenziale negli ultimi tre anni, considerato che nel 2020 la differenziata si attestava al 29,18%. Non è un raddoppio, ma poco ci manca. Se nel 2020 si differenziavano poco più di 32 mila tonnellate rispetto ad un totale di quasi 111 mila tonnellate di rifiuti prodotti, quest’anno se ne differenziano più di 53 mila su un totale di quasi 100 mila, il che significa una raccolta pro capite di 244 chili per abitante l’anno (contro i 143 del 2020 e 192 del 2021).
La media italiana è del 64%, un traguardo che potrebbe essere raggiunto presto, continuando su questa scia.
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