«Le vicende che hanno interessato l’Università di Messina mettono in luce una situazione quanto mai inquietante, tanto da far pensare all’esistenza di un vero e proprio “sistema Cuzzocrea” adottato nella gestione dell’Ateneo, che potrebbe nascondere pesanti e gravissime responsabilità sulle quali si ritiene necessario far luce, nell’interesse della onorabilità del sistema universitario nazionale e di quella parte dell’Università di Messina che nulla ha a che fare con le oscure vicende che l’hanno interessata negli ultimi anni». Ad accendere per l’ennesima volta i riflettori sull’Università di Messina, con l’ennesima interrogazione parlamentare, sono tre deputati nazionali, Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra), Elisabetta Piccolotti (Sinistra italiana) e Filiberto Zaratti (Europa Verde), che di fatto invocano un’ispezione nell’Ateneo che ha appena eletto la prima rettrice della sua storia, Giovanna Spatari, “erede” proprio del dimissionario Salvatore Cuzzocrea, che ha lasciato a ottobre dopo lo scandalo sui rimborsi milionari.
I tre parlamentari chiedono al Governo e ai ministri (c’è anche quello dell’Economia) «quali iniziative intendano assumere, in particolare valutando il ricorso all’ispettorato per la funzione pubblica e ai servizi ispettivi di finanza pubblica o ad altri servizi ispettivi competenti, per contribuire a far luce sull’intera vicenda». Oltre alle vicende che hanno direttamente coinvolto Cuzzocrea (c’è anche quella dei fondi pagati dall’Università ad una società agricola, la Divaga srl, di proprietà dello stesso ex rettore), i deputati citano anche i irlievi mossi dall’Anac su sei affidamenti diretti di lavori pubblici e for- niture di beni e servizi per un totale di 37,5 milioni di euro.
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