Messina

Venerdì 11 Ottobre 2024

Giuseppe Merlino, l'eroe messinese che ha salvato un rider dalle fiamme a Milano: “Ho sfondato la porta, poi ho visto un piede e ho tirato"

Il maresciallo messinese Giuseppe Merlino, 30 anni, e il collega Raffaele Bonavita, 26 anni, del Radiomobile dei carabinieri di Milano, sono intervenuti sabato sera in via Arquà dove un appartamento era in fiamme. Senza protezioni, Merlino e Bonavita hanno tirato fuori un rider pakistano gravemente intossicato e ustionato. Nonostante la paura, Merlino, atleta, ha agito velocemente. Hanno evacuato circa 40 persone, rischiando il crollo del soffitto e evitato un'esplosione di bombole di gas. Entrambi sono stati lievemente intossicati ma hanno ripreso servizio e sperano nella pronta guarigione del rider. Il maresciallo messinese racconta al Corriere della sera quella notte. Era passato per uno dei normali controlli a bordo di una gazzella del Radiomobile. Al volante c’era un collega carabiniere. Ma «in strada abbiamo notato un gruppo di persone». Che li fermano: «Siete arrivati», esclamano. «Ma arrivati per cosa?» si domandano i due militari. «C’è un incendio, la risposta». «Pensavamo che in quell'appartamento non ci fosse nessuno. Poi ci hanno avvertito che invece qualcuno poteva esserci - continua il racconto Merlino - Non mi era mai successo nulla del genere. La porta era ustionante. Prima ho provato a sfondarla con dei calci. Poi ho usato il telaio di una bici come ariete. Una volta aperta, dopo qualche minuto, sono stato investito dal calore. Ma mi sono detto: “Ce la faccio”. Ho visto quel corpo dopo aver gattonato per un paio di metri e l’ho afferrato per un piede. A sua volta il collega, che mi aveva raggiunto, mi ha tirato per la gamba e così abbiamo recuperato il ragazzo. Pensavamo fosse morto. Abbiamo provato a rianimarlo. Era ustionato e non respirava più. Finché dopo tre/quattro manovre ha ricominciato. Allora me lo sono caricato in spalla e sono corso fino all’incrocio con via Padova dove mi dicevano fosse appena arrivata un’ambulanza. Quando l’ho vista ho urlato: “È vivo, respira”».

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