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Messina, Autorità di sistema portuale: Ranieri al lavoro. Mega, un addio al veleno

Poche parole, quelle del subentrante. Molte, quelle dell’uscente. Nel giorno dello scambio di consegne al vertice dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, il contrammiraglio Antonio Ranieri, nominato commissario straordinario con decreto del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, si è messo subito al lavoro. Tanti gli adempimenti formali da espletare, prima di procedere a un’ampia ricognizione dello “stato dell’arte”, di tutto quello che da oggi, di fatto, Ranieri si troverà sul tavolo dell’Ente di via Vittorio Emanuele. Il passaggio del testimone, alla presenza del segretario generale Domenico La Tella, è avvenuto in un clima cordiale, come sottolineano sia il neocommissario sia il presidente che ha concluso il suo mandato, Mario Paolo Mega.
«È per me un onore rivestire questo incarico così prestigioso e strategico per il territorio – queste le prime dichiarazioni di Ranieri –. Sono consapevole dell’impegno che il nuovo ruolo affidatomi implicherà nei prossimi mesi e sono pronto, sulla spinta del lavoro svolto e delle numerose progettualità già avviate, ad operare per la valorizzazione e lo sviluppo dei porti dello Stretto in piena sinergia con le Istituzioni e tutti i soggetti portatori di interessi». Ranieri sa già che il commissariamento non durerà poco, perché il suo mandato è legato alla riforma della portualità italiana, alla quale stanno lavorando i tecnici del Mit e la cui bozza sarà pronta entro la fine dell’anno. Ma il percorso è tutt’altro che facile e certamente non sarà breve.
Mega, da parte sua, affida a una lunga riflessione il suo bilancio di quattro anni di mandato. E in qualche passaggio, lancia frecciate in più direzioni. «Termina il mio mandato di presidente della Autorità di sistema portuale dello Stretto dopo quattro anni intensi in cui ho avuto l’onore di guidare la sedicesima Adsp italiana, ultima nata dopo la riforma del 2016, per la gestione dei porti messinesi e reggini affacciati sullo Stretto, oltre al porto di Milazzo e da ultimo a quello di Saline Joniche. Un mandato che, secondo alcuni, non sarebbe dovuto nemmeno iniziare, visto che il Governo Conte I dovette passare la mia nomina in Consiglio dei ministri per superare le opposizioni delle due Regioni, Calabria e Sicilia; un mandato che si sarebbe dovuto interrompere per effetto dell’annullamento della norma istitutiva della AdSP contestata dalla Regione Calabria poi invece respinta dalla Corte Costituzionale; infine che non avrei dovuto portare a termine per il ricorso al Tar, mai discusso ad oggi, proposto dalla Regione siciliana che mi contestava la mancanza dei requisiti per svolgere l’incarico. Ma non è solo questo. Durante tutto il mandato è stata palese e mai nascosta la contrarietà di alcuni operatori messinesi che non hanno perso l’occasione per minare l’attività della Adsp spargendo veleni e cercando di far intervenire il Ministero vigilante invocando, senza ottenere alcun risultato, poteri sostitutivi senza alcuna legittima ragione».

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