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Enrico Lombardo, il messinese morto a Spadafora durante un fermo dei Carabinieri: per i familiari il caso non è chiuso

Presentata istanza di revoca dell’ordinanza che ha disposto l’archiviazione

Non sembra ancora un capitolo chiuso il caso di Enrico Lombardo, il messinese deceduto la notte tra il 26 e il 27 ottobre 2019 a Spadafora, durante un intervento dei carabinieri. Non è chiuso almeno per i familiari, che continuano a chiedere che si approfondiscano alcuni aspetti nonostante la recente decisione del giudice monocratico che ha dichiarato l’inammissibilità del reclamo contro l’archiviazione decisa dal gip.

Nei giorni scorsi, l’avvocato Pietro Pollicino, che assiste la figlia di Lombardo e l’ex moglie Alessandra Galeani, ha presentato una nuova istanza al Tribunale monocratico, chiedendo la revoca dell’ordinanza depositata lo scorso 2 novembre che metteva un punto alla vicenda. Nel documento, l’avvocato Pollicino ricorda che il giudice nell’ordinanza aveva parlato di «istanza presentata tardivamente», inoltre che «il reclamo non contiene alcun riferimento all’eventuale erronea declaratoria di trasmissibilità del decreto di archiviazione pur in presenza della richiesta di investigazioni», censura che sarebbe stata «introdotta per la prima volta» nella memoria depositata tardivamente.

Ciò aveva determinato l’inammissibilità della richiesta. Su entrambi i punti, nell’istanza di revoca, l’avv. Pollicino ha ribattuto. Ha sostenuto che la memoria depositata lo scorso 23 ottobre «non è tardiva», in quanto il termine ultimo scadeva il giorno precedente che cadeva di domenica, il termine quindi «è automaticamente prorogato al primo giorno necessario non festivo», che era il 23 ottobre. Per quanto riguarda il secondo punto, nel reclamo il legale evidenzia che «l’inammissibilità del reclamo è fondato sul presupposto che la censura al decreto di archiviazione è stata proposta “per la prima volta” nella memoria tardivamente depositata». Un presupposto che non trova d’accordo il legale, che invece sostiene che come già evidenziato nella memoria depositata il 23 ottobre «la nullità del decreto di archiviazione per mancato perfezionamento del contraddittorio era già stata eccepita con memoria difensiva trasmessa il 9 giugno 2023 alla V sezione penale della Corte di Cassazione».

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