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Blitz contro l'ambulantato irregolare a Messina: convalidati due sequestri, altri due... no

All’indomani del maxi blitz sull’ambulantato selvaggio e illegale messo a punto venerdì scorso dalla Procura e dai carabinieri è interessante vedere i risvolti giudiziari su quattro dei commercianti, ora indagati, che sono stati controllati in varie parti della città. E il risultato è singolare.
Venerdì scorso il procuratore facente funzioni Rosa Raffa e l’aggiunto Vito di Giorgio hanno seguito passo passo a Palazzo di giustizia la maxi operazione dei carabinieri. E in tarda mattinata hanno poi fatto il punto in Procura con il comandante provinciale, il col. Marco Carletti, e il comandante del Reparto operativo, il ten. col. Francesco Falcone.
Se si vanno ad esaminare i provvedimenti adottati dai due gip che dovevano convalidare i sequestri preventivi effettuati, si giunge a conclusioni diametralmente opposte.
Sostanzialmente sugli stessi presupposti, ovvero la contestazione dell’occupazione abusiva di suolo pubblico e per alcuni di loro anche i profili igienico-sanitari, la mancanza o la scadenza delle autorizzazioni amministrative e l’allargamento della superficie occupata in origine.

La sintesi estrema è un “pareggio”, nel senso che per due la richiesta è stata accolta e per altri due no.

Il caso più eclatante è quello di un ambulante che a Giostra aveva il suo, chiamiamolo “punto vendita”, nonostante l’autorizzazione fosse scaduta nel novembre del 2022, e si era parecchio allargato rispetto a quanto gli era stato concesso: a suo tempo aveva avuto il permesso per esporre la sua merce, frutta e verdura, per 38.5 metri quadri, mentre i carabinieri hanno rilevato che si era esteso per complessivi 140 metri quadri.

Eppure questo è uno dei due venditori ambulanti per i quali il gip ha rigettato la richiesta di sequestro preventivo, così come lo ha deciso per il commerciante che aveva posizionato ormai da anni un camion sul viale Europa alto. Entrambi i rigetti, che verranno sicuramente appellati dalla Procura, sono stati adottati dalla gip Arianna Raffa, che ha ragionato in questi termini: «... ritenuto che non sussiste il fumus dei reati contestati, che presuppongono l’ingresso ab externo da parte dell’agente sul suolo pubblico, non essendo al contrario integrata la fattispecie allorquando, come nel caso di specie, la condotta (sanzionabile semmai dal punto di vista amministrativo) consista nella permanenza sul suolo “altrui” da parte di chi ab origine lo abbia occupato legittimamente».

In sostanza la gip ragiona sul fatto che il venditore di Giostra aveva un titolo, seppure scaduto, per occupare una porzione di terreno comunale, e il fatto che si sia parecchio allargato giorno dopo giorno fino ad arrivare ad occupare quasi 150 metri quadrati di suolo pubblico, è un fatto dai risvolti prevalentemente amministrativi.

Di tenore completamente diverso sono invece i due provvedimenti adottati dalla gip Simona Finocchiaro, che ha convalidato entrambi i sequestri preventivi richiesti dalla Procura dopo il blitz dei carabinieri. Si tratta di un altro commerciante del viale Giostra e di un venditore della zona di Gazzi. Partiamo da quello di Gazzi, una rivendita di frutta e verdura.

Scrive la giudice che «... svolgeva la predetta attività in condizioni igienico sanitarie precarie, in difetto di atti autorizzativi e requisiti strutturali e igienico sanitari minimi, e aveva altresì occupato una porzione di circa 9 mq di suolo pubblico (marciapiedi) con tre bancali in ferro amovibili, sui quali erano posti in vendita circa 170 Kg. di prodotti ortofrutticoli, il tutto in assenza delle prescritte autorizzazioni all’occupazione del suolo pubblico». Quindi «considerato che l’occupazione è avvenuta senza il preventivo rilascio dei relativi permessi per l’occupazione del suolo pubblico, impedendo il libero transito pedonale sul marciapiedi», e che «il ..., posizionando sul marciapiede frontistante la propria attività commerciale, i bancali con i prodotti ortofrutticoli, ha occupato abusivamente una porzione di suolo pubblico, così integrando la condotta di cui all’art. 633, 639 bis c.p.» secondo la gip «sussiste, pertanto, il fumus del reato in contestazione» ed «... è concreta ed attuale l’esigenza di impedire il protrarsi degli effetti dell’attività illecita».

La gip Finocchiaro spiega poi che «... peraltro, l’occupazione abusiva è delitto permanente, sicchè ove non si apponesse il vincolo cautelare si aggraverebbero gli effetti del reato, consolidando nel tempo un’occupazione abusiva a vantaggio di chi non ha titolo all’occupazione». Discorso quasi analogo per l’altro commerciante di frutta e verdura, con la sua rivendita a Giostra, che si è visto convalidare il sequestro, e che «svolgeva la predetta attività - scrive la gip -, in assenza di alcun titolo e/o licenza autorizzativa per svolgere tale tipo di attività, e aveva altresì occupato una porzione di circa 40 mq di suolo pubblico (marciapiedi e sede stradale) con sei banconi espositori, un tavolo pieghevole e un ombrellone di forma quadrata, il tutto in assenza delle prescritte autorizzazioni all’occupazione del suolo pubblico». Inoltre «... da accertamenti tramite Google maps, si è appurato la presenza delle tende estensibili e delle strutture per la vendita della frutta e verdura già nel 2010».

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