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Il Ponte sullo Stretto e gli effetti sul “sistema Paese”

La costruzione potrà contribuire al Prodotto interno lordo nazionale per circa 19,7 miliardi, con un saldo positivo di 7,5 miliardi rispetto alla spesa. Le notevoli ricadute occupazionali

La spesa per la costruzione del Ponte potrà contribuire alla formazione del Prodotto interno lordo nazionale per 19,7 miliardi, con un saldo positivo per il “sistema Paese” di poco meno di 7,5 miliardi. Inoltre, sul piano occupazionale, l’opera consentirà di dare lavoro a oltre 33mila occupati negli otto anni complessivi di cantiere, senza far riferimento all’indotto.
Sono questi i dati principali dello studio realizzato da “OpenEconomics”, società leader in Italia nelle valutazioni d’impatto socio-economico (è la stessa che ha valutato gli effetti dell’attuazione del Pnrr nel nostro Paese), così come anticipato dalle pagine dell’inserto Economia del Corriere della Sera. Tenendo conto che la grande infrastruttura, con le opere collegate, costerà 12 miliardi 300 milioni di euro (anche se il Governo conta di abbassare la soglia a 11 miliardi 600 milioni, quelli previsti nella Legge di bilancio e spalmati dal 2024 al 2032), secondo gli analisti, è pari a poco meno di 20 miliardi l’impatto economico connesso alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. La società ha utilizzato tutte le fonti pubbliche disponibili, derivanti dagli studi di fattibilità dei progetti ed elaborando i dati con un modello di matrice di contabilità sociale multiregionale. «Le entrate fiscali – si evidenzia nel documento –, derivanti da quest’opera pubblica, ammonteranno a circa 8,8 miliardi. E i maggiori redditi delle famiglie saranno pari a 18,7 miliardi». È stato calcolato il moltiplicatore della spesa, che risulta pari a 1,83: «Per ogni euro speso per la realizzazione del Ponte, si produrranno in Italia 1,83 euro di Pil».
Sempre come anticipato dal Corsera, uno dei dati più interessanti dello studio, che verrà reso pubblico nei prossimi giorni, è quello che dimostra come l’impatto dei 19,7 miliardi sul Prodotto interno lordo «andrà a beneficio non soltanto delle regioni maggiormente interessate, e cioè la Calabria e la Sicilia, e neppure esclusivamente di quelle meridionali, ma dell’intera economia nazionale. Sfatando così la ricorrente critica che troppo soldi pubblici sono investiti nel Mezzogiorno quasi fosse un pozzo senza fondo, senza benefici per il Sistema Paese».

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