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La "battaglia dell'acqua" tra Ati Messina e Comuni: il Tar di Catania “congela” ancora il nuovo corso del sistema idrico

Ricorso del Comune di Messina e di altri Enti locali della provincia. Discussione collegiale fissata per il prossimo 7 novembre. Sospesa la gara dell’Ati volta ad individuare il socio privato

Si è disputato al Tar di Catania un altro round della “Battaglia dell’acqua” che vede di fronte da un lato l’Ati Messina e dall’altro una serie di Comuni che maldigeriscono il nuovo disegno del sistema idrico integrato e anche la newco mista chiamata a gestirlo. I giudici amministrativi hanno preso atto dei ricorsi sulla stessa materia presentati dai Comuni di Messina, Letojanni, Montalbano Elicona, Librizzi e San Piero Patti, mentre nei giorni scorsi analoga strada era stata percorsa dall’Ente di Mistretta e ieri anche da quello di San Pier Niceto.

Tornando all’udienza in camera di consiglio, tenutasi martedì scorso al Tar, si è deciso di rinviare la discussione al prossimo 7 novembre, raggruppando così il giudizio cautelare. Erano presenti il Comune di Messina, rappresentato dall’avvocato Santi Delia, mentre per le Amministrazioni regionali resistenti c’era l’avvocata dello Stato Laura Maria Ranieri e, per l’Assemblea territoriale idrica di Messina e la commissaria ad acta Rosaria Barresi, gli avvocati Fabrizio Tigano e Antonio Criscì.

Il presidente ha quindi prospettato alle parti l’opportunità di trattare in altra data tutti i cinque ricorsi proposti contro i provvedimenti già adottati dall’Ati, tramite la commissaria o gli altri commissari regionali nominati in sostituzione dei consigli comunali ritenuti “inadempienti”. A quel punto, l’avv. Delia ha rappresentato la necessità di mantenere in vigore l’efficacia del decreto monocratico fino alla definizione in sede cautelare collegiale. Quindi, confermata la sospensione della gara indetta dall’Ati per la individuazione del socio privato che dovrà gestire insieme al soggetto pubblico la costituenda società Messinacque, con la seguente suddivisione delle quote, 49 per cento e 51 per cento. Ragion per cui, resta “congelata” l’apertura delle buste che, come stabilito in precedenza, sarebbe dovuta avvenire dopo la chiusura del termine del 30 ottobre. Tutto rimandato al 7 novembre.

Ma cosa contesta, nello specifico, il Comune di Messina? Dal ricorso presentato dall’avvocato Santi Delia si evince, tra le altre cose, che dopo l’adozione dei provvedimenti di scelta del modello di gestione e degli atti sottostanti relativi all’approvazione dello Statuto e dei patti parasociali della costituenda società mista, gli stessi sono stati sottoposti ai singoli Enti locali facenti parte dell’Ati per la singola approvazione dello Statuto che la stessa Assemblea e il commissario avevano approvato. «Tale delibera è giunta al Comune nel mese di luglio, quando la gara era già bandita (28-30 giugno 2023)», si legge. E ancora: « Cosa, concretamente, avrebbe dovuto valutare, se non una mera supina approvazione, il consiglio comunale dell’Ente locale a fronte di una gara già bandita per la scelta del socio privato che, all’evidenza, avrebbe dovuto valutare la propria partecipazione proprio in ragione degli strumenti di governance offerti dalla compagine, non è dato sapere? La proposta di deliberazione di approvazione dello Statuto è dell’11 luglio 2023, quando, come accennato, la gara era già bandita. Il bando è del 28 giugno ed è stato pubblicato in data 30 giugno 2023».

In concreto, specifica l’avv. Delia, «per essere chiari, l’approvazione dello Statuto è stata adottata dal commissario, con i poteri del consiglio comunale “inadempiente”, quando la gara era già stata bandita». E quindi, «il consiglio comunale, e per esso l’Ente locale, dunque, né con il proprio rappresentante, né con il proprio civico consesso, ha mai potuto non solo incidere, ma persino meramente valutare modi e termini di tali atti con i quali, all’evidenza, si eserciterà la governance e l’incidenza su un servizio pubblico essenziale come quello idrico».

La gara

Il bando fa riferimento ad un affidamento di 99 mesi (non prorogabili) «mentre tutti gli altri atti della lex specialis, capitolato, disciplinare, indicano una gestione trentennale del servizio», si specifica nel ricorso. Si tratta di una modalità di gestione destinata ad incidere «in modo importantissimo e decisivo per larga parte della vita di tutti i cittadini, già oggi maggiorenni, delle comunità locali coinvolte e, in particolare, di quelli del deducente Comune che, come accennato, incide, con riferimento all’entità demografica della popolazione coinvolta, per quasi il 40%». L’importo a base d’asta supera i 2 miliardi di euro, ragion per cui, «anche l’impatto economico della commessa, impone adeguata valutazione che, meglio ancora della fase cautelare, solo quella di merito può assicurare». E «i termini di presentazione delle offerte, anche in tal caso in ragione dell’evidente complessità della procedura e delle valutazioni che i partecipanti debbono valutare, sono stati frattanto prorogati al 30 ottobre e l’apertura delle stesse con la possibile aggiudicazione (in ipotesi di unico offerente per nulla peregrina) è fissata per il 3 novembre prima, dunque, della prima camera di consiglio utile per la trattazione della domanda cautelare». Proprio al fine di «evitare il contenzioso su un tema che coinvolge un bene primario e gli assetti istituzionali di oltre 90 Enti pubblici, con atto stragiudiziale notificato il 22 settembre 2023, una volta acquisita la documentazione sottostante alle scelte commissariali, si è provveduto a “significare” all’Assessorato, alla Presidenza della Regione e alla gestione commissariale, le illegittimità e le criticità degli atti adottati chiedendone l’annullamento in autotutela prima dell’apertura delle offerte e, dunque, prima di cristallizzare posizioni di interesse giuridicamente rilevanti con, inevitabile, rischio di pretese risarcitorie derivanti dall’annullamento degli atti posti a fondamento del procedimento di scelta del socio privato. Nessun riscontro, tuttavia, perveniva, ragion per cui il Comune deducente (quello di Messina, ndc), dovendo evitare, il consolidarsi di tali posizioni di interesse differenziato nonché l’intangibile illegittimità dei provvedimenti adottati, si è determinato a rivolgersi alla giustizia di codesto Tar». A cui si è chiesto di «annullare» i cinque atti approvati che stanno disegnando la nuova rotta del sistema idrico messinese.

 

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