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Annegato nell’Alcantara, indagini della Procura sulla morte di Fabio Valentino

La Procura di Messina ha aperto un’inchiesta sull’incidente alle Gole dell’Alcantara in cui sabato pomeriggio ha perso la vita Fabio Valentino, il 58enne di Palermo annegato durante un’escursione di torrentismo effettuata con altri tre amici nel comune di Motta Camastra. La salma recuperata dai vigili del fuoco, con l’elicottero del Reparto volo di Catania, è stata condotta al Policlinico di Messina dove si trova a disposizione dell’Autorità giudiziaria, che dovrà valutare se sia necessario eseguire l’autopsia o un esame esterno oppure procedere subito alla riconsegna ai familiari per lo svolgimento dei funerali. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della Compagnia di Taormina, intervenuti con i militari della Stazione di Francavilla di Sicilia durante le operazioni di soccorso condotte sulla sponda messinese dell’Alcantara.
Valentino, escursionista, arrampicatore e torrentista molto esperto e con tanti anni di uscite alle spalle, era impegnato nella discesa verso il fiume lungo il canyon lavico probabilmente per praticare varie attività in uno dei luoghi più famosi in Italia, come il canyoning per calarsi sulle pareti della gole con le funi, il body rafting per navigare velocemente a valle usando il corpo come una zattera per galleggiare e il river trekking per camminare in acque poco profonde, ma qualcosa è andato storto ed è annegato in un punto molto profondo, sembrerebbe impigliato in una fune senza riuscire più a riemergere. All’arrivo dei soccorsi per lui non c’era ormai più nulla da fare, mentre gli altri tre componenti del gruppo sono stati recuperati e tratti in salvo e hanno raccontato agli investigatori cosa sia accaduto in quei momenti concitati prima che si materializzasse la tragedia.
La notizia della morte di Fabio Valentino ha provocato profondo sgomento in chi lo conosceva e in particolare tra quanti lo hanno avuto come guida o compagno durante le arrampicate sportive: «Uomo di tecnica e di pensiero, di corpo leggero e anima ribelle – lo ricorda il giornalista palermitano Gery Palazzotto – per decenni abbiamo arrampicato assieme e lui era molto più bravo di me, scrupoloso, determinato, vincente. La leggerezza dei suoi movimenti, quasi una danza in parete, ne faceva un uomo simbolo del trionfo della tecnica sulla forza».

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