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Taormina, Giardini e il comprensorio ancora crocevia delle cosche catanesi

I contenuti della relazione semestrale della Dia sugli affari di Cosa nostra nella zona jonica. Lo spaccio nei luoghi della movida, l’aggressione agli enti pubblici

Da sempre un’area d’influenza delle organizzazioni mafiose catanesi, la cui attività si muove su tre direttrici: spaccio di droga, riciclaggio di denaro e ingerenze nei settori nevralgici dell’economia e della Pubblica Amministrazione. La relazione della Direzione investigativa antimafia sulle operazioni del secondo semestre 2022 conferma il crocevia di traffici illeciti di Cosa nostra etnea nel comprensorio jonico, legati soprattutto agli stupefacenti, ma anche al riciclaggio di capitali illecitamente tratti da attività turistiche. Le risultanze investigative hanno fatto emergere una fiorente rete di spaccio nei luoghi della movida, tra Giardini Naxos e Taormina, sostenuto da parte dei clan Brunetto e Cintorino con l’impiego anche di giovanissimi, mentre al rifornimento della droga provvedono i clan di Giarre, Fiumefreddo e Calatabiano, come confermato dagli esiti di due due operazioni. “Pitagora” dello scorso ottobre, messa a segno dalla Guardia di Finanza di Messina sulla scorta delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ha disvelato l’esistenza di un sodalizio criminale contiguo ai clan Cintorino, Laudani e Cappello, dedito all’approvvigionamento e alla commercializzazione di considerevoli quantità di stupefacente e con a capo un pluripregiudicato di Giardini Naxos riconducibile al clan Cintorino; mentre “Tuppetturu” di novembre, avviata dalle Fiamme gialle di Catania, ha confermato l’influenza dei sodalizi etnei a Taormina e ha disvelato sia le modalità di gestione delle piazze di spaccio che le attività di reinvestimento dei profitti tramite imprese, gestite direttamente o mediante interposta persona, operanti nel settore del movimento terra, della ristorazione e del commercio di ortofrutta. A Giardini Naxos e Taormina è attivo in particolare il clan Pillera-Di Mauro, storica organizzazione da tempo alleata al gruppo del Borgo di Catania e al clan Di Mauro-Puntina, negli anni ‘90 quasi totalmente confluita nel clan Laudani. Un’infiltrazione nell’economia legale, con l’usura e con le pretese estorsive in danno di commercianti e imprenditori, finalizzata prioritariamente all’acquisizione di piccole e medie imprese mediante le quali reinvestire i proventi illecitamente accumulati.

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