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Messina e la mafia in provincia: le mani di Barcellona sull'hinterland, sui Nebrodi crescono i Batanesi

La famiglia Barcellonese include i gruppi dei Barcellonesi stessi, dei Mazzarroti, di Milazzo e di Terme Vigliatore

Sul piano criminale - scrive la Dia nella relazione -, la provincia di Messina è caratterizzata da un crocevia di traffici illeciti in cui si registrano alleanze tra diverse matrici mafiose. La mafia messinese, infatti, si confronta con Cosa nostra palermitana, con quella catanese e con le cosche ’ndranghetiste assumendo, di fatto, caratteristiche mutevoli in base ai differenti territori della provincia in cui agisce.

I dettagli Nell’area nord-ovest, risultano presenti articolazioni mafiose con peculiarità e modus operandi assimilabili a Cosa nostra palermitana, mentre nel capoluogo, nella fascia ionica e in quella a sud della provincia sino ai confini con quella di Catania, risente dell’influenza dei gruppi criminali etnei. In tali contesti, si manifestano gli effetti sia dei tradizionali reati di criminalità mafiosa, sia dell’ingerenza nei settori nevralgici dell’economia e della finanza grazie, anche, a taluni comportamenti collusivi di imprenditori, professionisti e locali funzionari pubblici. Non ci sono stati “scossoni” in provincia rispetto al quadro precedente. Invariata - scrive la Dia -, risulterebbe la ripartizione delle aree d’influenza dei gruppi messinesi.

Nella parte settentrionale della provincia continuerebbe ad operare la famiglia Barcellonese che include i gruppi dei Barcellonesi stessi, dei Mazzarroti, di Milazzo e di Terme Vigliatore. Si tratta di sodalizi fortemente radicati che hanno evidenziato nel tempo una marcata capacità di riorganizzazione protesa a costituire un’unica regia per la gestione delle redditizie attività delittuose nel territorio. La predetta compagine barcellonese, lo scorso semestre, è stata interessata anche da 2 significative misure ablative eseguite nei confronti di altrettanti soggetti organici alla famiglia e da un provvedimento cautelare emesso a carico di altri 2 esponenti ritenuti responsabili dell’omicidio, consumato nell’aprile del 1990, di un elemento già appartenente al gruppo contrapposto.
Inalterato è rimasto anche il suo modus operandi. La consorteria barcellonese - scrive la Dia -, continua ad essere articolata in una scrupolosa ripartizione di competenze tra famiglie, il cui obiettivo resta sempre quello del raggiungimento del pieno controllo territoriale attuato mediante la gestione dello spaccio di stupefacenti o l’imposizione delle estorsioni, ovvero tramite l’infiltrazione dell’economia legale con il coinvolgimento di imprenditori compiacenti o talvolta inseriti a pieno titolo nella compagine associativa.
C’è poi l’altro versante storico, quello dei Nebrodi. Ecco qual è la situazione secondo la Dia. Nella zona nebroidea, risulterebbero radicati i sodalizi dei Tortoriciani, dei Batanesi, dei Brontesi e la famiglia di Mistretta. I Tortoriciani e i Batanesi continuerebbero a manifestare interesse verso l’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agropastorale, come confermato dalla recente sentenza di condanna emessa il 31 ottobre 2022 nell’ambito del procedimento “Nebrodi”. Il dispositivo indicherebbe, tra l’altro, il clan dei Batanesi quale attuale sodalizio preminente nella zona di Tortorici.

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