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Messina, l’Amam e la ricerca dell’acqua perduta

I lavori partiranno con i primi cantieri nei prossimi mesi. Andranno avanti per tutto il 2024 e buona parte del 2025, poi la fase di collaudo e la linea del traguardo fissata a marzo 2026. È questa la tempistica prevista per il più importante dei progetti targati Amam, quello che, annunci roboanti del passato a parte, può davvero rappresentare la svolta su un fronte da sempre delicato, ancor più in periodi come quello in corso: la distribuzione idrica a Messina. Una distribuzione che paga pecche “antiche” e che ha costretto l’Amam, giusto per dare qualche numero ufficiale, ad eseguire, nel 2021, circa 3.700 interventi di riaprazione sull’intero sistema acquedottistico, di cui più di 2 mila nell’area urbana, dove le condotte risalgono agli anni ‘60 e ‘70. Ora si entra nel vivo del progetto, finanziato con fondi del Pnrr, di “razionalizzazione, efficientamento e riduzione delle perdite delle reti idriche interne”. E si può individuare una strada già tracciata.
Che fosse prioritario ridurre le perdite nella rete idrica era già emerso dopo la traumatica emergenza del novembre 2015, quella dell’hashtag #messinasenzacqua divenuto famoso in tutta Italia. Quando ci si sedette attorno a un tavolo per fare il punto, venne fuori che il rapporto tra volumi di acqua fatturati ed immessi in rete, indicatore che rivela, appunto, quanta acqua si perde per strada, era pari al 43%, contro il 75% posto come obiettivo dalla Regione. Un mezzo disastro.

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