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Messina, la storia di Santi Macchia tra il bianco e l'azzurro: è lui il sarto che veste i tiratori della Vara

In un piccolo sottobottega di via La Farina si intrecciano stoffe, passamanerie, rocchetti di filo colorato e tanti ricordi

Stoffe, passamanerie, rocchetti di filo colorato, macchine da cucire e tanti ricordi: nel piccolo sottobottega di via La Farina c’è un laboratorio di vita, la sartoria del maestro Santi Macchia. Da un quarto di secolo lui e la moglie, Santa Italiano, confezionano i costumi per la Vara, una tradizione che racconta, in un simbolismo di forme e colori, una devozione senza tempo. Quella di un’intera città, e del suo popolo, nei confronti della Madonna.
Ci accoglie sorridente, Santi, on il raso blu e bianco in mano: sta confezionando le ultime fasce per le casacche in cotone bianco e royal da consegnare ai tiratori e vogatori della “machina” votiva. “Passunu tutti ‘i cca!” dice, mostrandoci i fazzoletti bianchi con la stampa della Vara: «Questi li abbiamo ideati noi e ogni anno il 15 agosto, prima della partenza a piazza Castronovo, ne distribuiamo tantissimi anche ai messinesi che vivono fuori e tornano per la processione».
Ci sono anche i cordoncini da legare al collo, gli scapolari ricamati a mano e le casacche gialle per il Gruppo storico Vara e Giganti, oltre ai costumi per i bambini che le famiglie commissionano; «È un segno di devozione alla mamma Assunta alla quale affidano i loro figli». Quella di Santi Macchia – per 22 anni sarto costumista d’epoca al teatro Vittorio Emanuele e vincitore regionale nel 2012 del prestigioso premio “Forbici d’Oro” organizzato dall’Accademia nazionale dei sartori – è una storia di talento e passione iniziata poco dopo la maggiore età nel laboratorio di largo Seggiola.

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