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Prima stima della Forestale: "A Messina e provincia in fumo 2000 ettari di vegetazione"

Il maestrale ha spazzato via il caldo e gli incendi, almeno quelli che hanno fatto più paura. Con una espressione forse abusata, adesso, si passa alla conta dei danni e alle riflessioni.
La luce ingiallita del sole schermato dal fumo speriamo resti solo un ricordo, un brutto ricordo. Ma deve anche diventare un monito, (ma lo è già stato nelle precedenti occasioni), per chi può, se non evitare, almeno ridurre gli effetti dell’inneschi criminali di questi giorni. Troppe aree, private, ma anche pubbliche non sono pulite dalla vegetazione che cresce spontanea e diventa benzina per gli incendiari. Le ordinanze non bastano, se non, forse, a sollevare dalle responsabilità gli amministratori locali. «Sicuramente assegnare risorse extrabilancio, ad esempio del Pnrr – dice Franco Cancellieri, presidente AssoCea Messina, Centro di Educazione Ambientale– agli enti per gli interventi in danno con una programmazione, sarebbe un buon inizio per non piangere sul latte versato come ogni anno».
E allora proviamo a dare una misura alla devastazione che hanno segnato le ultime 48 ore. «Il dato generale per la provincia è di almeno 2000 ettari andati in fumo», dice il dirigente della Forestale di Messina Giovanni Cavallaro. Ma la conta può essere solo per difetto. Parliamo di un’area di 20 km quadrati azzerata in due giorni o giù di lì, fra Santo Stefano di Camastra e Taormina passando per Messina, dove nella zona nord “mancano all’appello” almeno 400 ettari di vegetazione. Settanta quelli bruciati ad Oliveri e una cinquantina quelli di Santo Stefano Camastra.
Fino a ieri sera ancora c’erano piccoli focolai ancora a Campo Italia a Messina ( dove è partito il tremendo rogo che ha distrutto le colline da Curcuraci a Tono) e in contrada Locanda vicino al Tindari. Nei comuni coinvolti ci sono famiglie sfollate a causa delle abitazioni distrutte.
Il problema più grosso da superare, ieri, è stato quello legato ai servizi essenziali. Quello dell’energia elettrica è stato un incubo per molte parti di Messina. Di mattina ha sofferto soprattutto la zona centro nord della città. Nel pomeriggio il black out è stato protagonista in particolar modo nell’area sud, con interi rioni al buio per oltre 6 ore. I rappresentanti dell’Enel hanno assicurato interventi risolutivi in tempi brevi, ma i disagi permangono anche se a macchia di leopardo.
Senza energia elettrica, specie nei condomini, va in tilt il sistema idrico e questo aggiunge al danno la beffa. E chi sta peggio sono gli abitanti di Curcuraci e delle Masse dove il problema persiste oramai da 48 ore. L’alimentazione elettrica dei serbatoi Amam non è stata ancora ripristinata. A Curcuraci staziona un’autobotte h24 nei pressi del Tennis Club. Riaprono invece le isole ecoligiche in città.
E proprio il presidente della VI circoscrizione Francesco Pagano ha chiesto al sindaco la possibilità di chiedere lo stato di emergenza per i territori colpiti e in cui si registrano ingenti danni ambientali. Sempre Pagano ha chiesto alla Città Metropolitana la rimozione dei detriti che invadono la provinciale che passa da Curcuraci fino a Masse.
A proposito di danni sul medio periodo, invece, il geologo del Comune, Carmelo Gioè, conferma che i terreni devastati dagli incendi «sono più fragili, ma non necessariamente gli eventi franosi, in caso di pioggia, si verificano negli stessi punti. In caso di pioggia insistente le situazioni possono essere diverse: dall'erosione superficiale, che fa “scivolare” la pioggia sul terreno, quindi verso le strade, perché il terreno non assorbe, oppure i casi più gravi, le colate di materiale che, appunto, possono tradursi in frane». Nella zona sud, ieri notte, è andata a fuoco soprattutto l’area di Piano Stella, zona dell’Iacp. Le fiamme hanno lambito anche la sede del Cnr. «Abbiamo ricevuto la protesta degli abitanti di via Scopelliti, vicino allo svincolo di S. Filippo – dice il presidente della II circoscrizione Davide Siracusano –. Sono preoccupati per un enorme canneto in area condivisa fra Comune e Cas, che nessuno ha pulito e che potrebbe andare di nuovo a fuoco».

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